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Tabacco, la marcia della rabbia contro i tagli

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Per la protesta arriveranno da tutta Europa. Ma l'ultima parola spetta ai ministri

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000posti di lavoro in Italia e di 500.000 in Europa. La riforma del tabacco, oltre a quella dell'olio d'oliva, sarà oggi al centro del dibattito al Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Ue presieduto dal ministro per le politiche agricole Giovanni Alemanno. Il presidente di turno, insieme al commissario europeo per l'agricoltura Franz Fischler incontreranno nel primo pomeriggio i rappresentanti della Confederazione europea dei produttori di tabacco e delle associazioni europee delle aziende di trasformazione che hanno indetto la manifestazione di protesta. Alemanno intanto, ha in cantiere una nuova iniziativa politica a sostegno del settore: una lettera firmata dai ministri dei cinque grandi paesi produttori europei (Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia) da consegnare a Fischler. Lo stesso commissario appare pronto a fare alcune concessioni senza però modificare la strutture delle proposte già avanzate. Nei testi giuridici sulle riforme del tabacco e dell'olio d'oliva che verranno approvate martedì dalla Commissione europea Fischler, ha portato delle modifiche che sembrano andare nella direzione richiesta dai produttori ma che appaiono ancora insufficienti per i paesi produttori. Il negoziato è aperto e l'ultima parola è lasciata ai ministri europei. Oggi sarà quindi giorno di protesta per i produttori di tabacco e per i lavoratori di tutta la filiera. Numerosi manifestanti sono attesi dall'Italia, ma anche da Grecia, Spagna, Francia, Germania, Portogallo, Belgio, Austria, Polonia e Ungheria. L'Italia è il principale paese produttore di tabacco e tra i maggiori beneficiari del miliardo di euro l'anno di premi europei al settore. Alemanno, insieme ai colleghi francese Hervè Gaymard, greco Georgios Drys, spagnolo Miguel Arias Canete e portoghese Armando Sevinate Pinto chiedono più flessibilità per il settore e la possibilità di mantenere certi schemi di aiuti parzialmente legati alla produzione in modo da evitare delle ripercussione sull'ambiente e sull'occupazione, con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.

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