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Gery S. Becker: «Diversificare per cogliere le opportunità»

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Si apre con queste parole l'intervista rilasciata per l'ultima convention di Banca Mediolanum da Gary S. Becker, premio Nobel per l'economia 1992. "La produzione ha ricominciato a crescere - ha dichiarato Becker - e le ultime previsioni per il secondo trimestre parlano del 3,1 per cento su base annua, il che è abbastanza buono. Il progresso tecnologico è stato incredibilmente rapido e anche questo è un fattore eccellente. Le prospettive per il Pil e la tecnologia si confermano ottime guardando al resto del 2003 e al 2004. Insomma, ci troviamo nel pieno di un boom tecnologico a lungo termine e questo boom non è un processo a breve ma una rivoluzione a lungo termine. In questo senso posso affermare che il mio ottimismo sia stato giustificato". E l'ombra della disoccupazione? "L'unica area nella quale si può affermare che la performance negli Usa continua ad essere non soddisfacente - risponde Becker - è effettivamente quella della occupazione. Personalmente sono convinto che i segnali sono positivi e che presto l'occupazione tornerà a riprendersi. L'aumento della disoccupazione non è stato troppo grave, considerando la recessione, ma certamente significativo. Il tasso ha raggiunto il picco del 6,2 per cento, ma ha già iniziato a declinare (delle due diverse unità di misura per la disoccupazione negli Usa - spesso in contraddizione tra di loro - almeno una di queste mostra un calo del fenomeno)". Becker ha anche rassicurato riguardo alle eventuali preoccupazioni per la crescita della Cina che sembra ambire al ruolo di super potenza economica a scapito di Usa e Ue. "Non condivido questi timori - ha affermato - e credo che per i Paesi industrializzati le opportunità di una Cina forte siano superiori agli eventuali rischi. La Cina è un mercato immenso di gente che ha sete di consumi e di comodità; è un mercato imponente la cui domanda sarà soddisfatta da imprese Usa e Ue. Il Paese più popoloso del mondo, però, è molto lontano dall'avvicinarsi - non dico raggiungere, ma solo avvicinarsi - alla Ue e agli Usa: ancora oggi si trova indietro per disponibilità di capitali e controllo del progresso tecnologico. Quindi per noi rappresenta un asset positivo". Come si traduce tutto ciò in un suggerimento per il risparmiatore? "La giusta politica - conclude Becket - è quella di guardare al medio e lungo termine e di diversificare il portafoglio per industrie ma anche per Paesi. Diversificando si può beneficiare della crescita di lungo termine".

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