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Ocse, cresce la disoccupazione Italia sopra la media con il 9,2%

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Il numero dei senza-lavoro, infatti, quest'anno salirà a 38 milioni di unità, per un tasso in crescita dal 6,7% del 2002 al 7% del 2003. L'Italia in linea con questo andamento, ma con un tasso di gran lunga superiore alla media. La percentuale dei non occupati italiani è stimata dall'Ocse al 9,2% entro la fine del 2003, contro il 9,1% dell'anno precedente. L'Italia, come molti altri paesi dell'Ocse, può ancora «fare meglio», ha dichiarato John Martin, capo degli affari sociali dell'organizzazione. «È assolutamente necessario che l'Italia riduca fino alla loro eliminazione tutti gli incentivi al prepensionamento» ha aggiunto, ricordando che da tempo l'Ocse «fa pressioni» in questo senso. Secondo Martin comunque, l'Italia ha già fatto progressi, ma «siccome gli effetti delle misure prese rischiano di farsi sentire a lungo termine, sarebbe un bene se potesse fare in modo di anticiparne l'impatto». Martin ha anche citato tra i problemi che l'Italia deve risolvere «la forte disparità» dell'occupazione tra Nord e Sud. Le cose dovrebbero andare meglio, sia in Italia che all'estero, alla fine del 2004, quando il tasso di disoccupazione del Bel Paese dovrebbe scendere all'8,9%; per i Paesi Ocse tale tasso è stimato al 6,8%. Nel rapporto dell'Ocse, si mette in evidenza come la disoccupazione sia salita di circa un punto percentuale rispetto ai livelli migliori segnati nel 2000-2001 a causa del rallentamento dell'attività economica mondiale, perdendo così due terzi del miglioramento registrato nella seconda metà degli anni 90. L'Organizzazione peraltro rileva come nella Ue, negli Usa e in Australia «una parte significativa del miglioramento registrato sul fronte dell'occupazione e della disoccupazione durante l'espansione degli anni 90 si sia mantenuta durante tutta l'attuale fase di rallentamento, il che sembra denotare una maggiore resistenza del mercato del lavoro agli shock». Questo fa sperare che «forse le riforme strutturali hanno cominciato a sfociare in un miglioramento durevole delle performance dell'occupazione».

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