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Pensioni, l'accordo è ancora da fare Intanto D'Amato attacca e non esclude che la riforma possa entrare in Finanziaria e servire a far cassa

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Maroni ammette che l'accordo «non c'è ancora» anche se «siamo vicini» e si preoccupa di rassicurare i sindacati, che intanto stanno mobilitando. Alemanno parla di «schiarita, non un accordo», e del fatto che comunque l'ultima parola verrà dai leader della maggioranza. La posizone più distante è quella dell'Udc: «Non voglio dare l'impressione di essere pessimista, ma - dichiara Buttiglione - dico di fare attenzione agli eccessi di ottimismo: non dobbiamo vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso». E passa alla critica esplicita: «Non ci piace la discussione avviata sulle pensioni. Al centro dell'impegno deve esserci la questione dello sviluppo. E le risposte che abbiamo finora avuto dagli alleati sono poco soddisfacenti rispetto a quanto si fa, ad esempio, come Francia e Germania». Quanto al sostegno ai consumi, il presidente dell'Udc dice che con le risorse di cui dispone il governo «non si può fare molto. Concentriamo allora gli sforzi e gli interventi a favore delle famiglie». Mentre l'accordo quindi non è chiuso, il presidente della Confindustria D'Amato va all'attacco proponendo le posizioni «dure» degli imprenditori: la riforma previdenziale deve essere fatta nel più breve tempo possibile e non è detto che non debba trovare spazio anche all'interno della Finanziaria. Inoltre, aggiunge D'Amato, «fare cassa con le pensioni non è poi così disdicevole», dato che «i soldi per fare gli investimenti da qualche parte bisogna pur trovarli». Dichiarazioni che sono letteralmente dinamite per i sindacati, acerrimi nemici di entrambe le possibilità rilanciare dal presidente degli industriali. Proprio mentre Maroni per tranquillizzarli chiede loro di «non rincorrere le folli ipotesi riportate dalla stampa» e di «tenere i nervi saldi in attesa della proposta definitiva del governo che sarà discussa come sempre con le parti sociali» e che «non è blindata». Ai colleghi della maggioranza che hanno espresso irritazione per le sue dichiarazioni rilasciate dopo l'incontro di mercoledì, invece, sottolinea che «è meglio far filtrare delle cose che si avvicinano alla verità piuttosto che quello che vorrebbe il Riformista o la Repubblica». Le notizie circolate ieri riguardano l'equiparazione tra settore pubblico e privato, maxi incentivi per chi resta al lavoro pur avendo raggiunto i requisiti per pensionarsi (riconoscendo il 30% al lavoratore ed il restante 2,7% alle aziende), di partenza delle previdenza complementare con l'obbligo di destinare il Tfr ai fondi pensione, di nessun intervento sulle pensioni di anzianità fino al 2008. Da quella data si innalzerebbe gradualmente l'età contributiva minima per la pensione di anzianità da 35 a 40 anni, con il metodo di un anno di aumento ogni due (e cioè 36 anni al 2010, 37 al 2012, e così via). In tal modo si arriverebbe a regime nel 2018.

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