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Cirio, corsa per il salvataggio

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Unicredit: basta accuse alle banche, chi ha sbagliato paghi

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Questi i presupposti per un intervento del governo nella crisi del gruppo Cirio, che prevede un'uscita definitiva dell'ex patron Cragnotti. A dirlo è il ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno, che accoglie con favore la disponibilità a collaborare espressa da Divella e Conserve Italia, i due potenziali cavalieri bianchi che potrebbero rappresentare l'ancora di salvezza per il gruppo alimentare romano. «Il dato fondamentale è che gli impianti continuino a funzionare e che il marchio rimanga inequivocabilmente in mani italiane, altrimenti potrebbero esserci equivoci», ha detto Alemanno. Un implicito riferimento sia all'italianità delle cordate che si sono fatte avanti per rilevare la Cirio, sia alla vicenda Rabobank: sulla società forse più importante del gruppo dal punto di vista del marchio, la Cirio Del Monte International, grava infatti un pegno della banca olandese Rabobank relativo a un prestito di 30 milioni di euro scaduto il 31 luglio. Garanzia che, se resa esecutiva, priverebbe la Cirio di un asset fondamentale per sopravvivere, valutato in 293 milioni di euro nel bilancio consolidato 2002. Non sono previsti nell'immediato appuntamenti fra il ministero e le due società che hanno manifestato il proprio interesse per la Cirio - ha spiegato Alemanno - perchè «ora bisogna attendere che il tribunale si pronunci sulla richiesta di amministrazione straordinaria da parte di Cirio Finanziaria e Cirio Del Monte Italia e la nomina dei commissari». Intanto ribadiscono il loro interesse due pretendenti. Innanzitutto il gruppo pugliese Divella, che sarebbe disponibile a rilevare singoli rami d'azienda se da solo, e a salvaguardare l'integrità del gruppo Cirio se affiancato da un partner, che potrebbe essere Conserve Italia. «Continuiamo a essere interessati alla partita Cirio», ha detto da parte sua il presidente della cooperativa conserviera Conserve Italia Maurizio Gardini. Il viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso non esclude l'intervento di imprenditori stranieri, «a condizione che la guida resti italiana». Alemanno è stato esplicito anche sulla figura dell'ex patron della Cirio, Sergio Cragnotti, che rimane pur sempre l'azionista di riferimento con oltre il 63% di Cirio Finanziaria: «Cragnotti è fuori gioco». E le banche replicano alle accuse. Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit avverte: «Basta attaccare tutte le banche sul caso Cirio. Se qualcuno ha commesso porcherie paghi. Gli strumenti per accertare la verità esistono e sono facilemnte applicabili».

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