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LE maggiori aziende di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani si sono riunite in un grande consorzio.

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L'advisor dell'operazione è stata la Banca Opi (gruppo San Paolo Imi). L'amministratore delegato dell'Ama Domenico Tudini (foto) spiega che «l'obiettivo di questo consorzio è di abbattere i costi e raggiungere una maggiore penetrazione nel mercato nazionale aumentando il potere contrattuale». La situazione nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti è caratterizzata da una miriade di piccole aziende. Le prime cinque società non riescono a coprire più del 16% del mercato totale contro il 40% delle aziende in Francia. «L'eccessiva frammentazione è un ostacolo all'espansione a livello nazionale oltre a essere un impedimento per l'eccesso al credito» afferma Tudini. La creazione di un consorzio consente comunque alle singole società di mantenere la loro specificità nel territorio. Inoltre, a differenza delle acquisizioni, non richiede un grande impegno finanziario anche se la strategia di sviluppo ha tempi più lenti. Il consorzio serve 5 milioni di abitanti per 2.800 tonnellate di rifiuti raccolti e ha un valore di produzione di 750 milioni di euro. Il primo passo sarà di consolidare l'alleanza ma in un prossimo futuro, Tudini non lo esclude, ci potrebbe essere lo spazio per altre aggregazioni e la quotazione in Borsa. Anche se, sul debutto a Piazza Affari, Tudini precisa che la decisione spetta agli azionisti di riferimento ovvero ai comuni. Cosa cambia per l'Ama? «Possiamo sfruttare la nostra competenza anche fuori di Roma. La nuova spa si posiziona tra le prime dieci in Europa».

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