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Gas, la bolletta rincara del 4%

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Roma non figura nell'elenco delle città con i maggiori aumenti. Al top Palermo

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Lo rivela l'Osservatorio nazionale tariffe e servizi della Federconsumatori di Modena, che, mettendo a confronto la spesa sostenuta per il gas metano nel 2002 e nel 2003 da una famiglia italiana con un consumo per uso domestico di 1400 m3, ha rilevato un aumento medio del 3,96%, circa tre volte superiore, spiega l'associazione, rispetto al «tasso di inflazione programmato per il 2003 dal Governo (+1,4%) e di oltre l'1,3% rispetto all'inflazione Istat del mese di giugno '03 (2,6%)». E, dall'Indagine nazionale sulle tariffe e servizi del gas metano, emerge una realtà molto diversificata nelle 20 città italiane, una vera e propria «giungla tariffaria», spiega Federconsumatori. Una famiglia di Palermo che consuma 1400 m3 all'anno spende il 37% in più di una famiglia di Foggia in cui si distribuisce il metano al costo più basso. A seguire in termini di convenienza Bolzano, Udine, Gorizia, Ascoli Piceno, Mantova e Modena. Con il nuovo sistema delle fasce dei consumi nel corso dell'anno termico che va dal primo luglio 2002 al 30 giugno 2003, rileva Federconsumatori, le tariffe hanno subito una moratoria nel secondo semestre 2002 decisa dal governo per decreto. L'intervento, ha diluito gli effetti di indicizzazione del costo della materia prima con l'andamento del costo del petrolio a livello internazionale prevedendo una periodicità di adeguamento al mercato non più bimestrale ma trimestrale. Nonostante ciò, sottolineano però i consumatori, con la fine della moratoria si è registrato un aumento di 1,067 centesimi di euro al m3, pari al +2,25% su base annua, a gennaio, e un ulteriore crescita dello 1,7% ad aprile, mentre per l'attuale trimestre luglio-settembre, con l'apprezzamento dell'euro sul dollaro, si registra una situazione stazionaria, con tariffe ferme agli stessi valori del trimestre precedente. Secondo l'Osservatorio di Federconsumatori a provocare il caro-bolletta non sono stati solo gli effetti di trascinamento del caro petrolio del secondo semestre 2002 e dei primi mesi del 2003, controbilanciati dal forte apprezzamento dell'euro. Ma anche «il peso del carico fiscale sulla spesa del gas per le famiglie italiane, diverso da regione a regione, costituito da accise, dalle addizionali regionali e dall'Iva», che «continua ancora a gravare anche sulle accise e sulle addizionali». Per questo l'associazione chiede «il superamento dell'imposta sull'imposta» e «la riduzione dell'Iva dal 20% al 10% anche per il gas ad uso riscaldamento».

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