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Previdenza, verso lo sciopero generale

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I leader sindacali contrari a qualsiasi intervento sulle quiescenze di anzianità. «Non si toccano»

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Il leader della Cgil, Gugliemo Epifani, ha minacciato «tutte le mobilitazioni necessarie, anche lo sciopero generale, sperando che non ce ne sia bisogno». Il segretario generale ha lanciato anche un appello al governo per convocare al più presto i sindacati e Confindustria non solo sulla questione previdenziale, ma anche per verificare lo stato reale dei conti pubblici. Fa eco alle dure parole di Epifani anche la posizione del segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta il quale ha spiegato il senso del «no» ad operazioni di qualsiasi genere sulle pensioni di anzianità. «Il sindacato - ha aggiunto Pezzotta - sa bene quali sono le azioni da mettere in campo. Siamo contrari a modificare l'attuale sistema pensionistico. È stata fatta una riforma due o tre anni fa e questa deve andare a compimento. Lo stesso viceministro del Welfare - ha concluso - aveva dimostrato che i conti erano in linea». Anche Luigi Angeletti, numero uno della Uil, ha espresso la sua totale indisponibilità all'introduzione di una eventuale riforma delle pensioni nel Dpef. Per Angeletti il Governo «sta solo perdendo tempo e rischia di provocare anche dei danni» con la sua politica previdenziale, non escludendo il ricorso all'arma estrema dello sciopero generale. Angeletti ha poi evidenziato la necessità di «mantenere lo stato sociale». In Italia «non si spende troppo - ha rilevato il leader della Uil - si spende meno che in altri Paesi Ue». Ma non c'è soltanto il tema previdenziale a scatenare le ire dei sindacati. Anche il «Patto per l'Italia» siglato dal governo, Cisl e Uil il 4 luglio 2003 è il bersaglio del segretario confederale della Cgil, Marigia Maulucci. «Il Patto per l'Italia ha un anno - ha spiegato l'esponente sindacale - e l'Italia sta peggio di allora: risultato epocale di un accordo epocale». Maulucci ha puntato l'indice anche contro i mancati interventi nel Mezzogiorno, dove «appalti e programmi di investimento sono bloccati e l'occupazione frena la sua crescita». Ma anche la guerra al sommerso, secondo la Cgil, non ha sortito alcun effetto significativo. «La lotta senza quartiere al sommerso - ha affermato Maulucci - ha lasciato il sommerso nei suoi quartieri. Sulle risorse previste per la spesa sociale tacere è bello: il Dpef seguente al Patto per l'Italia tagliava risorse nazionali e trasferimento agli enti locali». Nell'accordo di un anno fa, ha concluso Maulucci, il governo «non ha portato a casa neanche la modifica dell'articolo 18, vera e unica ragione di quel Patto».

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