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Fiat, prima bocciatura dalla Borsa

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Raffica di vendite sul titolo (-4,58%) per le voci di un aumento di capitale

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Il titolo in Borsa chiude a -4.42% a 6,62 euro sulle anticipazioni di stampa che parlano di 10-12 mila tagli nel mondo, mille circa in Italia tra i lavorattori di Comau, Magneti Marelli, Iveco e Chn. E gli investitori appiano preoccupati anche del possibile aumento di capitale, che potrebbe avvenire proprio il 26 giugno, mentre era atteso più in là. Il piano conterrebbe un aumento di capitale di 1,8 miliardi di euro da finanziarsi con nuovo prestito del valore di 2 miliardi di euro. Sarebbe questa la richiesta che la Fiat avrebbe avanzato alle banche creditrici per uscire definitivamente dalla crisi. Per convincere le banche creditrici a dare il via libera all'operazione Fiat sarebbe pronta, nell'ambito della rinegoziazione del prestito convertibile da 3 miliardi di euro concesso da otto banche, a rivedere al ribasso il prezzo sui titoli Fiat in Borsa che gli istituti di credito dovrebbero sborsare qualora decidessero di far scattare la clausola di conversione del debito in azioni. La rinegoziazione del prestito parlerebbe anche di estensione della scadenza dal 2005 al 2008. «Nessuna decisione è stata ancora presa» ha intanto fatto sapere il direttore finanziario di Fiat Ferruccio Luppi a margine di un incontro con i banchieri ieri sera. «Non c'è una posizione comune tra le banche». Quanto alla richiesta di concessione di un nuovo prestito sia Citigroup che Merrill Lynch avrebbero espresso interesse a far parte della cordata delle banche esposte finanziariamente nella società torinese. E proprio l'indebitamento della casa torinese sarebbe oggi al centro dei lavori del comitato esecutivo di Unicredit. Non bastano nemmeno le parole del ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano che assicura che il piano non prevede chiusure di stabilimenti. "Sulla base di quello che mi ha detto Morchio - ha spiegato Marzano riferendosi al recente incontro con l'amministratore delegato della Fiat, - si punta molto sull'innovazione dei modelli e, inoltre, un punto importante è che non si chiudono gli stabilimenti". Non convince gli investitori nemmeno la conferma, da parte di Fiat, che stanno proseguendo i contatti con le banche creditrici riguardo al prestito convertendo nel quadro del piano di rilancio del gruppo E intanto il partner americano, General Motors, pare non abbia accolto con particolare entusiasmo il piano di rilancio elaborato dal Lingotto(Morchio aveva detto "sono d'accordissimo") "Non ha eccitato più di tanto. Più che valutare il piano, con molto pragmatismo Detroit misurerà i risultati". Così ha riferito una fonte vicina a Gm e coinvolta nella vicenda, aggiungendo che Gm si sta comunque "preparando ad affrontare il contenzioso" che molto probabilmente nascerà nel momento "in cui sarà chiamata a subire la clausola 'put' o a partecipare all'aumento di capitale". Nel quartier generale di Gm, come riferiscono le stesse fonti, "stanno mettendo a punto 'progetti riservati' in vista di una possibile 'litigation'. L'obiettivo è monitorare il valore di Fiat Auto e dei singoli gioielli della casa torinese" in modo da essere pronti al momento in cui Torino presenterà il conto. Nel mirino di Gm ci sono le attività del gruppo Fiat in Brasile, ma non solo. Un altro 'gioiello' del Lingotto è il Centro ricerche Fiat su cui Gm ambirebbe mettere le mani. "Non risulta - assicura la fonte - alcuna richiesta da parte dei soci americani a Fiat, di ridiscutere il 'put'", cosi' come non e' stata affrontata la questione ricapitalizzazione del gruppo torinese: come Gm ripete ormai da settimana, c'è un anno e mezzo di tempo per decidere. Intanto, a poche ore dalla presentazione, il piano è ancora sotto le lenti d'ingrandimento degli istituti bancari creditrici del Lingotto E' il caso di Banca Intesa che, dopo

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