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Sindacati, calano le iscrizioni

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Il calo di iscritti ai sindacati, provocato anche dai cambiamenti nei contratti di lavoro e unito alla necessità di tagliare i costi di gestione, ha portato a fusioni in diversi paesi: Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Norvegia, Svezia e Regno Unito. Ristrutturazioni e riorganizzazioni hanno interessato i sindacati di Belgio, Germania, Ungheria e Polonia. In Germania, le unioni della Confederazione tedesca dei sindacati (DGB) hanno perso 199mila iscritti, pari al 2,5%, nel 2002, attestandosi a 7,7 milioni, un declino limitato rispetto agli anni precedenti. In Olanda, nel 2001, gli iscritti dei sindacati sono calati dello 0,4%. In Svezia, gli iscritti alle associazioni professionali hanno registrato un incremento record nel 2001 pari al 4,4%, mentre le confederazioni dei «colletti bianchi» sono cresciute dell'1,3%. Viceversa, la confederazione dei colletti blu, la più grande, ha perso il 2,6% degli iscritti. Il declino delle adesioni è stato particolarmente forte nei paesi candidati. In Ungheria, tra 2000 e 2001, si è registrato un calo del 6%. Negli ultimi 20 anni, in Polonia, i sindacati sono passati dall'80% al 14% dei lavoratori. Anche le rappresentanze dei datori di lavoro hanno subito ristrutturazioni in Austria, Danimarca, Germania, Norvegia, Svezia. In Francia, con l'inizio della discussione sulle regole per governare la contrattazione collettiva, il tema della rappresentanza è stato ampiamente dibattuto. In dicembre, alle elezioni per il tribunale industriale, la posizione dei sindacati si è mantenuta stabile. Sul versante dei datori di lavoro, le organizzazioni delle imprese, delle Pmi, dell'artigianato, dell'agricoltura e delle libere professioni hanno presentato una piattaforma comune alle elezioni e hanno portato a casa l'80% dei voti. Ma un significativo avanzamento lo hanno avuto i rappresentanti dell'economia sociale e non profit, con l'11% dei voti.

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