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Occupazione, vertice Ue sugli incentivi

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La lotta alle attività sommerse sarà una delle priorità del semestre italiano

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Tre gli obiettivi fondamentali che fanno da sfondo alla proposta sul tavolo dei Quindici, domani a Lussemburgo: la piena occupazione, la qualità e la produttività del lavoro, ma anche un mercato del lavoro che sia inclusivo, che cioè non crei discriminazioni. Da quest'anno, infatti, secondo il principio della sincronizzazione, stabilito dal Consiglio europeo di Bruxelles, gli orientamenti per l'occupazione, che resteranno tali fino alla valutazione intermedia del 2006, saranno adottati contemporaneamente agli orientamenti di massima della politica economica. L'attenzione del Consiglio dei ministri sarà rivolta principalmente alle misure da prendere per prevenire la disoccupazione e la non occupazione, per creare più posti di lavoro, soprattutto di qualità, per favorire l'occupazione tra gli anziani, ma anche per promuovere quella che viene definita l'adattabilità del lavoratore all'impiego, assicurandogli un equilibrio tra flessibilità e sicurezza. Tra le linee guida emergono inoltre le disparità regionali, un tema su cui l'Italia ha presentato varie modifiche alla proposta iniziale dell'esecutivo europeo, e soprattutto, per la prima volta, anche la lotta al lavoro sommerso, una questione che sarà una delle priorità del semestre italiano dell'Ue. Nel pacchetto è incluso infine un riferimento alle piccole e medie imprese, così come al problema delle pari opportunità. I ministri saranno anche impegnati sulla proposta di direttiva che riguarda i lavoratori temporanei. Una questione su cui si fronteggiano diverse posizioni, frutto delle profonde diversità dei mercati del lavoro dei singoli paesi, è quella della non discriminazione tra i lavoratori temporanei e quelli cosiddetti comparabili. La proposta, frutto di un primo compromesso, prevede che gli Stati possano astenersi dall'applicare il principio per le prestazioni non superiori alle sei settimane. Alcuni paesi continuano ad essere contrari, ritenendo che l'applicazione di questo principio crei comunque un aggravio di costi per le imprese e quindi non favorisca l'occupazione. Altri invece, come l'Italia, sono favorevoli alla proposta di direttiva anche perchè le loro legislazioni nazionali garantiscono già la non discriminazione fin dal primo giorno di lavoro, senza tuttavia che questo impedisca la crescita del ricorso al lavoro temporaneo.

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