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Previdenza, l'affondo di Maroni

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Si studia il modo di salvare il Tfr in caso di fallimento del fondo integrativo

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E poi: maggiori agevolazioni fiscali per la previdenza complementare e per i fondi pensione contrattuali; un meccanismo ad hoc per salvaguardare il Tfr in caso di fallimento del fondo integrativo; silenzio-assenso del lavoratore per conferire il Tfr ai fondi. Alla vigilia della ripresa del confronto sulla delega previdenziale (giovedì mattina), è a questo piano che i collaboratori del ministro del Welfare Roberto Maroni starebbero lavorando per cercare di venire incontro ai no dei sindacati. Intanto nel Governo c'è chi già pensa alla cosiddetta «fase 2» della riforma delle pensioni, da inserire possibilmente nella prossima Finanziaria raccogliendo le indicazioni che verranno dall'Ue. Nel mirino potrebbero tornare le pensioni di anzianità (salvate dalla delega), visto che Bruxelles ha sollecitato un innalzamento dell'età pensionabile. Nell'incontro di giovedì il ministro Maroni dovrà valutare se esistono i margini per riaprire una vera e propria trattativa sulla delega, oppure se restituire la palla al Senato dove il provvedimento è in discussione. In entrambi i casi l'obiettivo resta l'approvazione della riforma entro giugno. Il confronto sembra però destinato a partire in salita, visto che sulla decontribuzione per i neo assunti - fortemente contrastata da Cgil, Cisl, e Uil e altrettanto fortemente voluta da Confindustria - Maroni non sembra voler recedere. Per questo i tecnici del Welfare starebbero mettendo a punto anche una proposta di riserva che prevede di porre a carico dello Stato alcune voci assistenziali (di sostegno al reddito dei lavoratori e delle famiglie) che ancora oggi gravano impropriamente sui conti della previdenza. Una proposta, questa, che si avvicina a quella dei sindacati che in alternativa alla decontribuzione chiedono di ricorrere alla fiscalizzazione di alcuni oneri sociali e impropri. L'ipotesi più probabile, però, è che il Governo non rinunci affatto alla decontribuzione: anzi, il ministro Maroni potrebbe tornare alla carica ribadendo che sarà reintrodotta la soglia minima del 3% tolta alla Camera. Si studia inoltre come rendere la previdenza integrativa più vantaggiosa fiscalmente e di agevolare, sempre fiscalmente, i fondi contrattuali e di categoria (i sindacati sono nettamente contrari alla parità tra fondi aperti e chiusi). Per quanto riguarda il Tfr maturando, poi, la delega prevede il conferimento obbligatorio ai fondi pensione: anche qui i sindacati sono contrari e la via d'uscita potrebbe essere quella di ricorrere alla formula del silanzio-assenso: il Tfr finisce automaticamente nel fondo pensione se il lavoratore non rende esplicita la sua contrarietà. Infine, il ministro ha già annunciato nelle settimane scorse che ha già previsto un meccanismo ad hoc, basato sul versamento di contributi aggiuntivi, per garantire il Tfr destinato alla previdenza integrativa in caso di fallimento del fondo pensione.

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