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L'INTRODUZIONE di innovazioni tecnologiche è costata nel 2000 circa 20 miliardi di euro alle imprese ...

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300euro per l'industria e 3.600 per i servizi. È quanto emerge dall'analisi strutturale dell'Istat sull'innovazione nelle imprese italiane. Nel triennio 1998-2000 la percentuale di imprese, dai 10 addetti in su, che ha introdotto prodotti o processi tecnologicamente nuovi è stata pari al 38,1% nell'industria e al 21,2% nei servizi. Non è vero, evidenzia ancora l'analisi dell'Istat, che la tecnologia riduca l'occupazione: un'azienda su 4 che ha introdotto novità ha anche aumentato il numero degli occupati. A puntare sull'innovazione sono soprattutto le grandi aziende e quelle del Nord. Se nel settore industriale, nel triennio di riferimento, hanno introdotto novità legate alla tecnologia oltre il 73% delle grandi imprese, la percentuale scende al 31% per le piccole. Analoga la forbice nel settore dei servizi: si passa dal 18% nella fascia delle aziende con 10-19 addetti al 45% nelle imprese con oltre 250 lavoratori. L'Italia conta pochi «pilastri industriali» meno «della Svizzera e della Finlandia». E registra una tendenza che vede il numero dei grandi gruppi - quelli cioè con fatturato oltre i 20 miliardi di euro - «assottigliarsi nel tempo». Umberto Quadrino, presidente della Fondazione Edison, illustra così la fotografia del tessuto produttivo italiano, ricordando che la carta vincente del made in Italy si basa sui distretti industriali che «continuano a essere un fenomeno di successo» con 200 realtà, circa 2 milioni di addetti ed una quota dell'export pari ad un terzo di quello dell'intero paese.

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