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L'omissione del dotto

Pietrangelo Buttafuoco
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Siamo intellettuali ma prima di tutto cittadini. Così Alessandro Baricco a Francesco Musolino che lo intervista sulla Gazzetta del Sud sul “Palamede” in scena il 18 luglio al Teatro Greco di Siracusa. «Abbiamo il dovere», dice l'autore assai amato, «di far sentire la nostra voce». Musolino cui non manca la malizia, chiede: «Ha indossato la maglietta rossa dell'appello di Libera?». E Baricco, che eccelle in uso di mondo, a domanda risponde: “No, forse per puro caso”. Da questa uscita – per puro gioco di società – se ne ricava il famoso cornuto dilemma. Vuole forse il Baricco ingraziarsi i buoni con il «forse per puro caso», oppure – con il «No» – tenere calmi i cattivi non intruppandosi tra le pie donne? La dialettica pencola: essere intellettuale o diventare cittadino? Sia detto senza polemica, non è certo il sommo Totò di “Uomini e caporali”. E sempre senza polemica, una notazione fa d'uopo: nel disbrigo dell'impegno civile – «intellettuale» e «cittadino» – sono proprio parole penose. Chi intellige davvero, fuori dal recinto del pensiero unico, non ha che un'identità. Ed è quella di un Piero Buscaroli, il ribelle: «Cittadino coatto della Repubblica italiana». Sempre fuori da ogni recinto. In ogni caso.

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