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L'identità degli Ussari

Pietrangelo Buttafuoco
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I membri dell'associazione per la preservazione culturale degli Ussari ungheresi si sono presentati al voto domenica scorsa – votando, tutti, verosimilmente per Victor Orban – e hanno voluto esercitare il loro diritto elettorale in uniforme vera, con tanto di stivali veri, alamari veri, sciabole vere e mantelli veri. L'Ungheria è molto più in sintonia dell'Italia con la contemporaneità. Non foss'altro per la decisa sovranità rispetto ai diktat mondialisti eppure i nostri giornali – e con loro tutta la stampa occidentale – hanno rubricato questo dettaglio tutto imperiale degli Ussari alle urne quale sintomo di una febbre maligna. Ovviamente la xenofobia e – in aggiunta – una deriva pittoresca. Manco fossero, gli Ussari al voto, figuranti del Paese dei Campanelli. Tutto il contrario, invece. Quegli Ussari sono identità. Provate a immaginare i finti gladiatori e i finti legionari – quelli che divertono i turisti davanti ai monumenti, a Roma – presentarsi al voto nei loro costumi di acrilico e cartone. Non sarebbero credibili. E il paragone impone una malinconica considerazione: l'Ungheria è vera, l'Italia è una patacca.

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