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Eliana: "Mark, l'acido... tutto finto". E accusa Pamela Prati

L'agente a Oggi: "Sono vittima. Anche mio marito non esiste"

Giada Oricchio
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Eliana Michelazzo, la titolare dell'Aicos Management Group e ex manager di Pamela Prati oltre che parte in causa nella truffa delle nozze finte con l'inesistente Mark Caltagirone, ha rilasciato un'intervista al settimanale “Oggi” in cui racconta la sua verità: “Mark Caltagirone e mio marito non esistono. L'aggressione con l'acido? Finta, se l'è inventata Pamela Perricciolo. E la Prati mi ha raggirata. Chiedo di essere aiutata”. Eliana Michelazzo cambia strategia, abbandona i toni maramaldeggianti e spavaldi e si scopre vittima: “Mark Caltagirone, Marck, Marco… Non esiste se non nella fantasia di qualcuno: io ho mentito quando ho detto di averlo incontrato. Quello che ho visto una sola volta di persona, e poi altre volte in video o in foto, non è l'uomo di cui si parla. Quello che la Prati avrebbe dovuto sposare. Lo confesso e chiedo di essere aiutata da un medico perché sono fuori di me e la mia vita è andata in pezzi. Ho realizzato di essere una vittima io per prima e sto vivendo un incubo. Capisco che a questo punto sia impossibile credermi, ma è tutto vero. Io sono stata raggirata. Anche e soprattutto dalla Prati”. L'agente parla del marito “fantasma” svelando dettagli intimi e incredibili: “Sono 10 anni che mi considero sposata con un uomo. Un uomo che ho amato follemente. La vede questa fede? Io mi considero la moglie di Simone Coppi. Ho fatto persino sesso con lui, via social. Ho capito ora che non esiste. Pamela Perricciolo mi ha presentato questo ragazzo bellissimo via Facebook, dicendomi che era un suo amico d'infanzia. Mi ha raccontato la sua storia, che negli anni si è via via strutturata, aggiungendo dettagli così verosimili e arricchendosi di componenti familiari con cui interagivo quotidianamente. Era tutto intenso, struggente e così reale che io sono entrata in quella realtà. Ciecamente, senza mai dubitare. Solo quello che ho sentito dire a Manuela Arcuri e Sara Varone mi ha aperto gli occhi, ma ora credo di aver bisogno di uno psichiatra per capire come sia stato possibile. Non posso aver davvero buttato dieci anni della mia vita dietro a un fantasma. Ho persino il suo nome tatuato sul braccio”. E la Michelazzo è così distrutta dal dolore e dalla vergogna che oggi ha fatto una storia su Instagram mostrando il tatuaggio”indelebile come la ferita nel cuore, ma non posso tornare indietro”. Al settimanale “Oggi”, Eliana ha svelato che l'acido NON era acido e che l'aggressione è stata un'idea di Pamela Perricciolo: “Si è inventata tutto, questo ora l'ho capito. Ha detto alla mia assistente che io l'avevo medicata e che le avevo fatto una fasciatura, quando io non ho mai fatto nulla del genere: il giorno dopo aveva una benda, mentre gli inquirenti hanno dimostrato che non era acido. Fra i suoi colleghi giornalisti c'è chi ha a sua volta un'agenzia. Con la scusa di aiutare le mie ex clienti, me le ha portate via, promettendo loro di farle lavorare in tv, perché fa l'autore, perché è ammanicato con i produttori. Un vero schifo. Poi quella che fa gli impicci sarei io. Qui il più pulito c'ha la rogna”. La rivista diretta da Umberto Brindani è riuscita a risalire anche all'identità della persona che Pamela Prati ha mostrato dal cellulare e in gran segreto a Silvia Toffanin durante l'ultima intervista a “Verissimo” (quella dove Eliana giurava sul padre morto che Mark esisteva, nda). Si tratta di Marco Di Carlo, manager nel mondo dello spettacolo, che ha dichiarato: “Ho appreso da voi che la mia fotografia è stata carpita e utilizzata per accostarmi alla signora Pamela Prati in relazione alla vicenda del matrimonio con tale Mark Caltagirone. Atteso che questa immagine che mi raffigura anche insieme con una delle mie figlie è stata utilizzata senza la mia autorizzazione, non so neanche in che modo appresa dai soggetti che l'hanno usata, ho già dato mandato al mio legale, Avv. Roberto Pugnaghi di Milano, per le più opportune azioni legali a mia tutela. Autorizzo in tal senso a riportare le mie parole e la mia fotografia col mio reale nominativo”.

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