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"Quasi un uomo" di Elda Lanza

Elda Lanza

Nell'ultimo libro l'autrice racconta le debolezze dei forti e gli alibi dei deboli

Valentina Pelliccia
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di Valentina Pelliccia

“Quasi un uomo” (Salani 2018) è il nuovo romanzo di Elda Lanza, giornalista nata a Milano nel 1924, docente di comunicazione e di corsi sull’evoluzione del costume e prima presentatrice della televisione italiana. In questo romanzo profondo e toccante con uno sfondo noir l'autrice racconta una forma realistica dell'umanità e fornisce una lezione magistrale di come si possano raccontare le debolezze dei forti e gli alibi dei deboli. Lo fa attraverso la narrazione e la descrizione delle vicende che riguardano diversi personaggi principali: Paolo, l'ironia della disperazione consapevole e Schultz, il mascalzone con la gardenia in mano. Ma, il vero protagonista di questa storia è Alessandro Metz, colto, intelligente, brillante, il cui unico grande progetto è portare la pubblicità italiana del dopoguerra ai livelli di quella americana, più matura professionalmente, più redditizia. E' ambizioso, estremamente razionale, capace di manipolare uomini, denaro e opinioni ma, sbaglia nell'unica cosa che è più grande e ingarbugliata di lui: l'amore. Il "Quasi uomo" rappresenta l'esempio di una categoria piuttosto diffusa, di uomini distratti dal proprio successo, apparentemente privi di sentimenti ma, incapaci di arrivare al cuore di una donna. Si tratta, in poche parole, dell'uomo di potere, che può tutto, ma..non sa che esistono i fiorai. E non conosce la tenerezza. Al tuo compleanno ti invita ad andare dal gioielliere a scegliere quello che vuoi e poi passa lui a pagare. Quando tu, magari, saresti più felice se ricevessi dei fiori, forme di attenzioni diverse, più profonde, sentite e autentiche. Alessandro Metz vive una serie di circostanze difficili in cui l'autrice - svela- "ha voluto che lui dimostrasse di essere un vero uomo". Impara ad esserlo in un modo piuttosto crudele. Vuole sposare Francesca, confondendo orgoglio, inesperienza, sentimenti, vanità. Lei è una ragazza bella e giovane che non sa esattamente cosa vuole ma desidera cambiare vita, mettersi in luce. Sogna l'America come luogo di approdo, da raggiungere ad ogni costo e Alessandro è il mezzo per farlo. Ma poi, ad un certo punto, inizia a sentirsi sola, trascurata da Alessandro, in una vita che ruota intorno al lavoro di lui e ai soldi: "messa da parte come un oggetto ingombrante, forse inutile. E tutto quello che aveva e che le era sembrato così bello ed eccitante iniziò a pesarle: una cappa grigia che l'avvolgeva come una nebbia togliendole il sorriso". Così, Francesca cercherà di salvare se stessa ad ogni costo, scontrandosi con una realtà che non si aspetta e difficile da accettare: una realtà che poi la porterà a compiere un gesto estremo e disperato. E' da questo momento che il romanzo sembra assumere una luce diversa, è l'inizio di un percorso, di una serie di vicende in cui Alessandro appare nella sua vera essenza, con le sue fragilità e le sue lacrime. Inizia a fare i conti con la sua solitudine e anche con la consapevolezza di aver pagato il prezzo più alto. Elda Lanza ce lo descrive, ora, sotto un aspetto più umano: "Chiuso nel proprio studio, Alessandro Metz si strinse le braccia sul petto e incassò la testa tra le spalle. Quel ricordo, che era riuscito a emozionarlo, lo fece sentire fragile, esposto a un dolore di cui non voleva tener conto. Quasi un uomo". Alessandro realizza di aver amato Francesca e, rivolgendosi all'amica Annalise, afferma :" Io continuerò ad amare quella ragazzina svogliata e bellissima che un giorno mi ha detto di sì". Ma, afferma l'autrice che "è  nella tenerezza per la figlia che c'è la sua espiazione. Alessandro mette nell'affetto per sua figlia ciò che non è riuscito a dare a Francesca". E così, racconta alla figlia, che porta il nome della madre, una bella favola, "di un cavaliere che si è innamorato di sua madre,e lei è nata da quell'amore.. Aveva anche un nome, questo cavaliere, che viveva in mare su una grande barca e non si fermava in nessun porto, si chiamava Thunder..". Thunder, ci spiega la scrittrice, rappresenta la favola, il lieto fine. La fine del libro è carica di tenerezza, soprattutto per le parole con cui la figlia descrive il padre: "Voi non l'avete mai visto sorridere. Io sì". E poi, "a me non ha mai detto di volermi bene. E so che me ne ha voluto tanto!".

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