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Il segreto di Lino Banfi: "Ho creato lo Smile Food"

Il comico parla del suo ristorante pugliese e di Fedez il «cime di rapper»

Carlo Antini
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Cucina, ristoranti, prodotti pugliesi doc. E ancora tv, pubblicità e cinema. A 82 anni Lino Banfi è un vulcano di idee. Oltre a essere uno dei nostri comici più amati. Lino Banfi, a cosa sta lavorando ora? «Mi sto dedicando alla mia orecchietteria vicino piazza Cavour a Roma. È una sorta di "asso pugliatutto". Si mangiano prodotti tipici pugliesi e si spendono pochi euro. C'è spazio anche per l'arte, la cordialità e il buonumore. Insomma ho inventato lo Smile Food e pensi che mi hanno proposto di aprire negozi in franchising anche a Milano, Venezia e New York. E poi ci sono i prodotti Bontà Banfi». Di cosa si tratta? «Sono prodotti che vengono direttamente da aziende pugliesi su cui io metto il mio marchio e la faccia. Una sorta di bollino blu su cibi di qualità certificata come orecchiette, burrate, caciocavallo, taralli, olio e vino. Tutti prodotti tipici pugliesi che fanno la differenza». Come Al Bano, anche lei è un pugliese che, dopo il successo, è tornato alle origini. Com'è nato in lei questo bisogno? «Lo avevo promesso a mio padre che faceva l'ortolano e che da ragazzo mi spiegava i segreti di frutta e verdura. Gli dissi che un giorno mi sarei dedicato alle cose che lui amava. Noi pugliesi abbiamo la terra nel sangue e abbiamo bisogno di sentire i sapori e gli odori dei nostri prodotti». Oltre allo Smile Food niente cinema o tv? «Altroché. Sto lavorando a una pubblicità che sarà una sorpresa. Sarò in coppia con Fedez il «cime di rapper». Poi faremo l'ultima stagione di Un medico in famiglia. Senza dimenticare che con Gennaro Nunziante stiamo pensando di scrivere la sceneggiatura per un film che avrà come protagonisti un nonno (che sarei io) e suo nipote che è il vero saggio della situazione e che lo cerca di salvare dai rave party». In televisione lei ha vissuto una seconda giovinezza artistica. Cosa pensa delle fiction tv? «Un gran bene. Da quando il cinema è calato molti bravi registi si sono dedicati alla televisione. Fino a qualche tempo fa c'era una sorta di pregiudizio nei confronti delle serie tv. Oggi, invece, molti si sono ricreduti, perfino i critici cinematografici più severi. In televisione si possono fare grandi cose e se ne faranno sempre di più». La sua popolarità è legata innanzitutto alla lunga stagione della commedia sexy. Qual era il segreto del successo di quei film che sono diventati veri e propri cult del cinema italiano? «L'intuizione geniale dell'epoca fu quella di accostare alla comicità le belle donne che si affacciavano al mondo dello spettacolo. E la mia fortuna fu quella di essere scelto tra i comici. Il mio aspetto si prestava a interpretare le parti dell'arrapato. Rivedendoli oggi devo ammettere che si ride molto e sono davvero film per tutti». Nell'immaginario collettivo lei fa coppia fissa con tante attrici della commedia sexy ma, in particolare, con Edwige Fenech. Che cosa vi legava? «Tra me e Edwige c'è sempre stato un grande rapporto. Lei è nata a Bone in Algeria, è sempre stata bona e oggi vive pure a Lisbona. Insomma il destino era scritto nel nome. Ma ero legato anche a Laura Antonelli che ci ha lasciato una grande amarezza. Quando morì lasciò un bigliettino con scritto “avvertite Banfi”. Io mi ero preoccupato tanto per lei quando alla fine della sua carriera era diventata poverissima». Ci racconta un aneddoto che la lega alla Fenech? «Quando lavoravamo sul set di Sabato, domenica e venerdì dovevamo girare una scena in cui io le toccavo il seno. Anche se Edwige cercava di tranquillizzarmi io mi vergognavo tantissimo. Ero talmente imbarazzato che fummo costretti a ripetere la scena più volte perché non veniva mai come la voleva il regista. A un certo punto uno degli elettricisti presenti sul set si rivolse verso di me urlando: “A Lì, te voi sbrigà. Pare che stai a svità du lampadine! E da quel giorno quando incontro Edwige o la sento al telefono le chiedo sempre come stanno le sue lampadine». Nel suo passato anche una trasmissione tv intitolata “Il caso Sanremo”. Lo vedrà il Festival targato Baglioni? «Il Festival lo guardo sempre ma quest'anno mi sembra ci siano meno aspettative rispetto agli anni scorsi. Mi sembra tutto più tranquillo e non so se sia un bene o un male. Non so se la scelta delle canzoni sia stata giusta. Certamente sono d'accordo con l'idea di consegnare a Milva il premio alla carriera. Se lo merita». Lei è anche un grande tifoso della Roma. Cosa pensa del periodo difficile che sta attraversando la squadra giallorossa? «Gli altri presidenti della Roma li conoscevo di persona. Di Pallotta, invece, nessuno sa molto. Non so se ci sia davvero affetto per i colori giallorossi. Sto soffrendo molto a vedere il capitano Totti seduto in tribuna in giacca e cravatta a fare il dirigente. Si vede che non è il suo ruolo e che sta facendo una cosa che non gli piace. A questo punto speriamo che la squadra si rialzi presto e riesca a conquistare almeno un posto per entrare in Champions». Che idea si è fatto del caso Weinstein e dei ricatti sessuali nel mondo dello spettacolo? «Secondo me è giusto che le donne denuncino, anche a distanza di vent'anni. Così finalmente tutti capiranno che i provini vanno fatti davanti a testimoni e non in studi privati o addirittura a casa propria. Gli scandali serviranno come deterrente e metteranno a posto le cose. In questo modo non ci saranno più equivoci. Comunque posso svelare a tutti che Edwige Fenech, Gloria Guida e Nadia Cassini non mi hanno mai molesteto!».

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