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Da Fantozzi alle pellicole con Fellini, Monicelli e Wertmüller: i mille volti di Paolo Villaggio

Paolo Villaggio nei panni del maestro nel film

Giulia Bianconi
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"Ho perso un grande amico, l'Italia un grande attore. Paolo lascia un vuoto immenso". Con commozione Lina Wertmüller ricorda Villaggio, scomparso a 84 anni stamattina in una casa di cura nella Capitale a causa di complicazioni respiratorie dovute al diabete. Dalla sua abitazione romana, la regista - raggiunta telefonicamente da Il Tempo - ha poche parole per descrivere il dolore per la perdita di una maschera di vizi e virtù della nostra Italia. Paolo Villaggio, il primo comico a ricevere nel 1992 il Leone d'Oro alla carriera a Venezia, non è stato però solo il ragionier Ugo Fantozzi e Giandomenico Fracchia. Ha regalato al grande pubblico anche ruoli più drammatici.  Nel 1992 in "Io speriamo che me la cavo" diretto proprio dalla Wertmüller (insieme per la tv realizzeranno anche "Un angelo di seconda classe"), interpreta Marco Tullio Sperelli. Un film, liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Marcello D'Orta, nel quale Villaggio interpreta un maestro che dal Nord viene erroneamente trasferito in una scuola del Mezzogiorno, dove si deve confrontare con una classe indisciplinata e piena di problemi. In quello stesso periodo l'attore avrebbe dovuto vestire i panni anche dell'onorevole Cesare Botero, affidato poi a Nanni Moretti, ne "Il portaborse" di Daniele Luchetti, ma rifiuta per motivi contrattuali. Viene successivamente diretto da Ermanno Olmi ne "Il segreto del bosco vecchio", che gli vale nel 1994 il Nastro d'argento come Miglior attore protagonista. Nel film drammatico è un colonnello in pensione incapace di amare e incattivito dalla vecchiaia. Quello stesso anno interpreta anche Ginepro Parodi detto "Dieci" in "Cari fottutissimi amici" di Mario Monicelli, ambientato nella Firenze del 1944 appena liberata dagli Alleati.  In questa triste giornata sono molti gli artisti, oltre alla Wertmüller, che vogliono ricordare Villaggio. "La notizia mi ha avvolto il cuore di tristezza - dice Roberto Benigni - Paolo Villaggio è stato il più grande clown della sua generazione. Un bambino spietato, rivoluzionario e liberatorio. Fantozzi ci rappresenta tutti, ci umilia e ci corregge, con lui tutte le persone anonime hanno trovato il loro Signore. È stato la persona più imprevedibile e pura che abbia mai conosciuto. Grazie caro Paolo, ti siamo debitori di una gioia immensa". Anna Mazzamauro lascia un ironico e toccante messaggio sui social: "È morta anche la mia giovinezza. Fantozzi è stato l'unico uomo che mi abbia veramente amato. Anna Silvani". Stavolta Paolo Villaggio è davvero andato in Paradiso, come il suo Fantozzi. E non resta che dire: "Vadi, vadi, ragioniere".

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