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Una notte rossa contro il femminicidio

Violenza sulle donne

La Casa Internazionale delle Donne rende omaggio alla giornata mondiale contro la violenza alle donne.

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Una notte rossa contro il femminicidio. Senza cadere per forza nell'iniziativa “a comando” e sforare nel banale, la Casa Internazionale delle Donne in via della Lungara, a Roma, rende omaggio alla giornata mondiale contro la violenza alle donne stando vicino a chi il 25 novembre lo vive nel quotidiano. Tutti i giorni. Basta un aperitivo, per parlare: vanta il sostegno di Be Free Cooperativa sociale. E bastano otto racconti per denunciare un prodotto made in Italy, una barbarie italiana: 124 donne uccise per mano del proprio compagno, marito o ex nel 2012, più di 80 dall'inizio dell'anno. Sempre più giovani le vittime, sempre più giovani i carnefici. Lo racconta anche il format firmato da Betta Cianchini in programma lunedì sera (ore 20). Il primo monologo di "Storie di donne morte" si rivolge al figlio che l'ha uccisa. A parlarne c'è lei, la protagonista di "Odiavo i crisantemi": «Avrei voluto guardarti negli occhi per vedere come sono gli occhi di un figlio che uccide la madre. Ma tu me li hai chiusi». Seguono altri 11 monologhi. Cominciano con una provocazione: il matricidio è o non è una variabile di femminicidio? La messa in scena omaggia la poetica bergmaniana, sfociando in un intreccio di tempi che mette a confronto vita e morte, vittima e carnefice. Così è del tutto normale trovarsi davanti una bara bianca, quattro sedie, un mazzo di crisantemi e due candelabri. Sul palco c'è questo. Mentre dalla platea si alza una donna. È vestita di nero. Parla. Ce l'ha col figlio che l'ha uccisa. Ma questa è solo una delle “Storie di donne morte ammazzate – barbarie all'italiana” a cura di Alessandro Machìa. Che parte da una ricerca su oltre 200 casi, che hanno originato i monologhi, per donne e uomini: in scena Francesca Romana Miceli Picardi (Maria, “lei”), Claudia Mei Pastorelli (Erica, “l'altra”), Andrea Lolli (Salvatore “lui”), Federica Quaglieri (la prostituta che si metteva i cerotti ai piedi), Gabriele Guerra (scagnozzo del drago), Arianna Ninchi (la sgambatura), Silvia De Fanti (per il bene del figlio, dello stalker e dello Spirito Santo) e Stefania Papirio (mancato soccorso al pronto soccorso). Il risultato? “Non è uno spettacolo femminista”, spiega Federica Quaglieri, “nè di donne che si piangono addosso”. Il taglio è anche cinico o grottesco. Lo si capisce dallo slogan, termometro del contenuto: “Fateci smettere di fare questo spettacolo”.

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