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Tinto Brass: ottant'anni di erotismo

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Il celebre regista della «Chiave» spegne le candeline brindando alla bellezza femminile

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È il re dell'erotismo: i suoi film sono tutti vietati, ma pubblico e critica gli riconoscono il primato della raffinatezza nei temi trattati. Tinto Brass spegne domani 80 candeline. Nel 1963 debutta dietro la macchina da presa con il film «Chi lavora è perduto». Nel 1966, con la pellicola «Col cuore in gola», interpretato da Jean Louis Trintignant, dà inizio a quella serie di film diventati noti come «londinesi»: «Nero su bianco» (1967); «L'urlo» (il film del '68 che venne censurato) e «Drop out» interpretato da Vanessa Redgrave e Franco Nero. Nel 1975 si consuma la svolta definitiva del Brass autore: passa dalle tematiche più disparate che avevano caratterizzato i suoi film precedenti per concentrarsi sul tema dell'erotismo e della sua «liberazione». Realizza un paio di pellicole decisamente forti per l'epoca, come «Salon Kitty», e «Caligola». Nel 1979 è la volta di «Action», ma nel 1983 diventa famoso per lo scabroso «La chiave», anche grazie alla presenza di un'attrice di culto come Stefania Sandrelli. Al botteghino il film va molto bene e anche la critica, per una volta, è benevola col regista veneto. Due anni dopo Brass ritenta il colpaccio e torna sugli schermi con «Miranda», in cui spadroneggia da protagonista un'altra icona del sogno erotico all'italiana, l'abbondante Serena Grandi. Nel 1986 «Capriccio» lancia Francesca Dellera, quattro anni dopo è la volta di Debora Caprioglio, protagonista della pellicola «Paprika». Nel 1991 Tinto Brass dirige «Così fan tutte», con Claudia Koll, e nel 1994 «L'Uomo che guarda» con Katarina Vassilissa. Dalla metà degli anni '90, Brass continua a produrre una pellicola ogni due anni: «Fermo Posta», (1995) «Monella» (1997) e «Tra(sgre)dire» (1999). Nel suo nuovo film la protagonista è Anna Galiena. Firma quindi «Senso '45» (2001), «Fallo!» (2003), «Monamour» (2005).

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