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Maura: «Vi racconto come salvo mio figlio dalle tentazioni»

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Durantela conversazione, condotta da Mario Sesti, sono state proiettate scene tratte dai film più noti dell'attrice spagnola. Considerata una delle maggior interpreti europee, vincitrice di quattro Premi Goya, Maura è ora a Roma per la realizzazione del film «La madre» diretto da Angelo Maresca, prodotto da Flavia Parnasi e tratto dall'omonimo romanzo breve del premio Nobel Grazia Deledda. Maura è diventata popolare come inconfondibile volto del primo Almodovar e del suo cosiddetto "umorismo genitale": tuttavia, se il ruolo di transessuale l'ha resa un'icona gay, il cinema più recente del regista spagnolo, di profonda drammaticità, le ha regalato il personaggio memorabile di madre, in «Volver». Regina del "fast talking", della battuta veloce e fulminante, come le grandi attrici della commedia americana, Maura ha dimostrato il temperamento necessario per affrontare il melodramma o il thriller (come in "La comunidad") o per collaborare con grandi autori come André Téchiné («Alice e Martin»), Amos Gitai («Free Zone»), Francis Coppola («Tetro»). Per i ciack capitolini sono state scelte le fredde, marmoree e moderne location dell'Eur per esaltare la desolazione dei sentimenti e i tormenti di un uomo diviso tra passione, fede e le morbose ossessioni della madre. Angelo Maresca (tra l'altro attore e marito di Debora Caprioglio), al suo esordio nel lungometraggio con «La madre», dirige Carmen Maura, Stefano Dionisi, Luigi Burruano e l'esordiente Laura Baldi. Flavia Parnasi della Combo Produzioni ha dichiarato di essere stata «colpita dal talento istintivo di Maresca: insieme abbiamo deciso di trasporre la storia dal 1930 ai giorni nostri, dando maggiore enfasi alle tensioni erotiche del romanzo». In realtà, Deledda analizza il conflitto interiore di un sacerdote che s'innamora di Agnese, ragazza sola nella grande tenuta lasciatagli dal genitore, che diventerà il luogo del peccato tra il giovane prete tentato dalla carnalità femminile. Maria Maddalena, la madre, accortasi del cambiamento del figlio, cercherà di riportarlo sulla retta via, ricordandogli i suoi doveri di parroco. Maura ha raccontato che quello de «La madre» è stato «il ruolo più drammatico della mia vita. Il regista mi ha detto quali caratteristiche dovesse avere il mio personaggio e la cosa che mi ha pesato di più è stata quella di non poter far ridere. La mia parte è quella di una madre ossessiva che tenta di proteggere a tutti i costi suo figlio, un prete che si lascia prendere dalle tentazioni». Ma, certo, il rapporto più lungo e burrascoso (dal punto di vista artistico) è stato con Pedro Almodovar: «L'ho conosciuto mentre lavoravo in teatro e poi abbiamo lavorato insieme per 11 anni, quando lui non era così famoso: i miei erano contrari che lavorassi con un regista ritenuto all'epoca un po' pazzoide, ho iniziato a interpretare il ruolo di Pepi nel suo primo film, "Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio". Poi, cercò un transessuale per "La legge del desiderio", ma poi scelse me. È stato molto divertente. Credo che ora né io né lui dobbiamo qualcosa all'altro: io gli ho dato l'anima, lui ha enfatizzato il mio personaggio. La mia famiglia (aristocratica e discendente dello statista Antonio Maura Montaner ndr) mi aveva da sempre sconsigliato di fare questo mestiere, dicendomi che non conoscevo nessuno e che a 25 ero già vecchia. Però nella mia vita professionale, contrariamente a quanto è accaduto in quella privata, ho sempre avuto fortuna e di questo devo ringraziare il mio angelo custode».

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