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Giovanni Vernia più Corona di quello vero

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Verniadi lui conosce vita e miracoli: ha visto video e ha letto il libro. «Quello che mi interessava erano i suoi tic, come quando ripeteva "assolutamente sì" e "assolutamente no". Avevo notato che aveva i suoi tormentoni. Così l'ho proposto al mio autore di sempre». Il dubbio amletico era sempre lo stesso: il personaggio di Corona sarebbe stato odiato o amato? Bene, per dirla come l'ha raccontata Vernia, l'opinione pubblica non l'ha mai apprezzato a pieno. Era sempre al centro di vicende: «Questa era la nostra sfida, una sfida che abbiamo affrontato con ansia. Ma abbiamo avuto una risposta più che positiva del pubblico: l'ho fatto apparire molto ingenuo». Poi la fuga, Lisbona, e tutto il resto. «E noi avevamo già delle puntate scritte: Corona era sempre stato abituato a vivere a livelli altissimi, nel lusso. Ora era in realtà misere, ad assistere gli anziani o gli extracomunitari, poi è scappato. La latitanza ha i suoi punti comici, e il personaggio faceva tenerezza. Così il mio personaggio d'ora in avanti avrà una nuova sfumatura». E poi il comico giura: «Non l'ho mai incontrato di persona, la vicenda dell'imitazione e della parodia è nata una settimana prima che lo condannassero. Ma conosco tutti i suoi libri a memoria, e i suoi girati: cercavo di imitare la sua voce e le sue fattezze, il suo look e i suoi atteggiamenti». Ora, confessa, «mi viene benissimo».Sim. Cap.

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