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Marco Voleri una voce coraggiosa contro la malattia

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Èil messaggio dell'autobiografia «Sintomi di felicità - La mia passione per il canto contro la malattia», scritto dal tenore Marco Voleri e pubblicato da Sperling & Kupfer, uscito ieri nelle librerie. Dopo aver scoperto nel 2006 di essere affetto da sclerosi multipla e averlo tenuto nascosto fino a pochi giorni fa, il cantante trentottenne non ha mai smesso di lavorare, curandosi segretamente con le fiale di interferone. Interprete de «Le nozze di Figaro» nel 2008 alla Scala, nella versione di Strehler, e recentemente nel cast di «Bohème» con la regia di Zeffirelli, sempre alla Scala, Marco Voleri ha rinunciato ai ruoli principali per non sottoporsi a troppi stress, ma ha proseguito con successo la sua carriera internazionale. Ora è contento di rivelare la verità per fornire una speranza a tutti coloro che si trovassero in condizioni simili. Come le è venuto il desiderio di raccontare la sua esperienza in un libro? Volevo esprimere la grande positività che ho provato riuscendo a continuare il mio lavoro, nonostante la diagnosi di sclerosi multipla. Dopo aver tenuto nascosto per sei anni il mio stato, mi piaceva lanciare un messaggio di speranza. In questa autobiografia descrivo il mondo della lirica, il mio percorso professionale, la malattia, i momenti drammatici e ironici, in una miscellanea di emozioni e sensazioni. L'ho scritto senza rileggerlo: è un vero succo di vita vissuta. Quali sono le croci e le delizie dell'opera lirica? È un microcosmo simile a tutti quelli che riguardano l'arte: selettivo, difficile ed esigente. Il cantante lirico deve saper cantare, ma anche recitare, ricordarsi le parole, assecondare la regia, guardare il direttore, il tutto nello stesso momento e davanti a una platea attenta e numerosa. Lavorare con la mia malattia è molto arduo non solo per la lunghezza e l'impegno degli spettacoli, ma soprattutto per gli spostamenti continui e i viaggi internazionali. Devo muovermi con l'interferone che va conservato fra i due e gli otto gradi e produce i suoi effetti soltanto dieci ore dopo l'iniezione. Perché aveva scelto di nascondere il suo disagio? Avevo paura della reazione del mondo artistico e poi ero il primo a non accettare questa realtà. Sono stato bravo molto a lungo. Perfino la mia agente non si era accorta di nulla ed è rimasta stralunata. C'è un segreto per affrontare le limitazioni fisiche? Si può andare in due direzioni: lasciarsi vincere e rimanere passivi ad attendere gli eventi o concentrarsi sulla propria attività per svolgerla al meglio. Sicuramente non sono mancati gli sbalzi d'umore, dovuti anche al farmaco di cui ho bisogno, ma sono riuscito a non fermarmi mai. Ho dovuto ridimensionare i miei sogni, i miei desideri e le mie aspirazioni, senza tuttavia sentirmi finito. Ha capito di perdere qualche opportunità? I ruoli principali! È pesantissimo «far finta di essere sani», parafrasando Gaber. Non potevo garantire performance da protagonista, ma ho potuto farmi notare anche nelle parti secondarie. Ho la fortuna di mantenere una buona forma che mi permette di impegnarmi, pur se i momenti di stanchezza sono frequenti e devo imparare a misurare le energie. I parenti e gli amici sanno starle vicino e aiutarla, anche logisticamente? Ho la fortuna di avere amici sparsi un po' per l'Italia. Con questo lavoro i legami che crei sono diversi da quelli delle persone stanziali: la mia migliore amica, che è di Roma, un giorno è venuta col treno a Livorno perché mi aveva sentito un po' giù. Cosa prova ora che ha pubblicato la sua vera storia? Mi sento libero. Non so dove mi porterà questa rivelazione e se canterò di più o di meno, ma volevo dire che si può vivere bene anche con una malattia del genere. Tutti devono avere la forza e il diritto di essere felici. Non è una consapevolezza automatica: meglio averla tardi che mai!.

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