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«Bisogna cambiare il regolamento delle Fondazioni liriche»

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Laforma attualmente prevista credo sia insostenibile per la gran parte delle Fondazioni liriche». Lo afferma il sovrintendente del Teatro «Verdi» di Trieste, Claudio Orazi, commentando il regolamento delle Fondazioni liriche varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 22 dicembre, e che dovrà essere sottoposto ai pareri obbligatori della Conferenza Stato-Regioni, del Consiglio di Stato, e delle commissioni Cultura di Camera e Senato. «Noi non siamo contro le riforme -sottolinea Orazi - anzi. Io personalmente sono a favore delle riforme, che devono essere naturalmente meditate, perché le realtà territoriali in cui insistono i teatri d'opera sono molto diversificate tra di loro. Un conto sono delle realtà metropolitane come Milano o Roma, che naturalmente hanno di fronte soggetti pubblici e privati, ruoli e funzioni straordinarie. Un conto è una realtà di 220 mila abitanti come Trieste, in una regione come il Friuli Venezia Giulia con una popolazione molto contenuta. Ma ciò non toglie - rimarca - che anche queste realtà debbano avere la presenza di istituzioni molto forti e rappresentative». Per Orazi «non si può prescindere dal trovare risorse aggiuntive, anche in una Regione come il Friuli che secondo me le ha. E soprattutto se si attuerà una razionalizzazione della spesa, come già viene attuata dalla nostra Regione, che ha sostenuto il Teatro Verdi e che ha confermato di volerlo sostenere anche in futuro». Più determinante con il nuovo regolamento dovrà essere il ruolo dei privati. E Orazi si appella alle istituzioni pubbliche, il cui compito è anche quello di coinvolgere i privati: «I soggetti pubblici -evidenzia- possono contribuire a indirizzare un maggiore impegno del mondo privato o parapubblico, come possono essere le fondazione bancarie, su un obiettivo comune. Chiaramente quando il governo centrale invita a un nuovo modo di sostenere le attività musicali - sottolinea il sovrintendente - impegna anche gli enti locali e i soggetti privati a prendere coscienza di questo: se si vuole un grande teatro bisogna finanziarlo». Intanto il regolamento ha iniziato il suo iter legislativo, «che sarà lungo» dice Orazi, convinto che il Teatro di Trieste «possieda i requisiti di qualità ed eccellenza, e che possa e debba crescere nel numero delle recite e delle alzate di sipario (57 in tutto nel 2013)».

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