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Quel rebus chiamato caduta di Roma

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Wilkie Collins indaga principalmente sui fattori sociali Per Wallace Breem il motivo del crollo è tutto militare

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Primadi lui sul seggio degli imperatori una sfilza di personaggi di ogni tipo, tra i quali non è facile distinguere tra «legittimi» e «usurpatori». Alcuni di questi regneranno per pochi giorni. Confrontato con figure come quella di Petronio Massimo (meno di un mese di regno) o di Anicio Olibrio (meno di sei mesi) appare longevo il periodo di dominazione di Giuliano l'Apostata, nipote di Costantino, che fu in carica per «soli» tre anni. Il processo di disfacimento della più grande nazione della Storia è antico e inizia già dai tempi di Marco Aurelio, passando per principati schizofrenici, come quello di Eliogabalo, fino ad arrivare al totale slegamento del potere politico, amministrativo e militare della «caput mundi». Fin qui la cronaca, fatta di personaggi e date. Ma il perché l'Impero Romano, che fu feroce, spietato, vessatorio, ma portò anche civiltà in ogni angolo del mondo allora conosciuto, sia, infine crollato su se stesso, il perché, dicevamo, è uno dei grandi misteri della Storia. Da secoli studiosi cercano di spiegarsi il motivo per il quale il gigantesco apparato amministrativo si dissolse, ma la risposta è ben difficile da dare. Negli anni scienza, tecnologia, arte e medicina videro disarticolarsi le loro conoscenze, alcuni hanno imputato i motivi alla religione, altri a fattori ambientali. Hanno cercato di dire la loro su questo argomento anche due celebri scrittori, uno dell'Ottocento e l'altro del Novecento, con grandi romanzi storici. E forse la narrativa, ampia, profonda, fantasiosa, riesce a dare, in questo argomento così complesso, spiegazioni più convincenti della saggistica. Arriva in libreria, pubblicato in Inghilterra nel 1850 e ora tradotto per la prima volta in Italia, «Antonina ovvero la caduta di Roma», di Wilkie Collins, edito da Castelvecchi. Il romanzo è ambientato nel primo decennio del 400 e racconta la storia della giovane Antonina, delle sue passioni, della sua vocazione artistica e della sua personalità libera e fragile, che si scontra con l'austerità e la decisione del padre Numerian, fervente cristiano che vuole dedicare la sua vita alla restaurazione del cristianesimo nella sua forma più antica. Sullo sfondo del conflitto generazionale una società che sta perdendo i suoi elementi connettivi. Lo scrittore intreccia una trama che passa dall'amore alla guerra, dall'intrigo politico al mistero e al terrore, una maglia fitta di eventi che il celebre scrittore inglese, che proprio in questi anni è stato entusiasticamente riscoperto, sfrutta per raccontare con rigoroso zelo storiografico la Roma del V secolo, alle prese con l'invasione dei Goti e con la vera e propria guerra intestina tra le antiche religioni pagane e il «nuovo» cristianesimo. Un romanzo storico di enorme ricchezza e di un'impressionante forza visiva su uno dei più drammatici momenti della storia antica. Se Collins, che fu amico e collaboratore di Charles Dickens, vide in motivi sociali e religiosi l'origine del crollo di Roma di ben altra idea è Wallace Breem che, con il poderoso «Aquila nella neve» (sempre di Castelvecchi), indaga su cause di natura militare. Pubblicato in Inghilterra nel 1970, il romanzo storico è considerato uno dei migliori sulla Roma imperiale. Fedele fin nei minimi dettagli alla verità, racconta le vicende di un comandante veterano, Paulinus Maximus che, dopo aver militato nelle zone più remote dell'impero, in Britannia, viene inviato nell'area più «calda», la frontiera del Reno, in quel quarto secolo che vede Roma avviata sulla strada di una crisi senza sbocco. Esempio di grande letteratura la forza di «Aquile nella neve» è nella descrizione puntualissima di azioni militari e battaglie. Il romanzo, grandioso, è corredato di un elenco dei personaggi principali che specifica quali sono storicamente esistiti e quali creati dall'autore. C'è poi un'utile cronologia degli eventi e un glossario dei nomi e dei luoghi. Una «bussola» per svelare il rebus della caduta di Roma.

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