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De Sio: «Nella fiction su Rodolfo Valentino sono la risoluta Anna»

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Agennaio del 2013 Giuliana De Sio sarà nel cast della miniserie Rodolfo Valentino, interpretata da Gabriel Garko nel ruolo del protagonista. «Saranno due puntate nelle quali io interpreto una grande diva del cinema muto dell'epoca, legata al simbolo della seduzione maschile della cinematografia di allora. Nel cast ci sono anche Angela Molina e Asia Argento che interpreta la seconda moglie di Rodolfo Valentino» svela l'attrice nota al pubblico del piccolo e del grande schermo per l'incisività delle sue interpretazioni femminili. «Anna, la grande star a cui dò il volto, è un personaggio molto controverso ma dalla personalità estremamente forte e dai comportamenti alquanto rivoluzionari per l'epoca in cui è vissuta. Sono proprio questi i ruoli femminili che io prediligo, anticonformisti, irriverenti, non tradizionali, spesso persino sovversivi, ma sempre innovativi». Nel prossimo anno l'attrice dovrebbe interpretare altre due fiction, sempre per Canale 5: La prima ha per titolo «Furore» e, in sei puntate, racconta una storia di emigrazione dal Sud al Nord. La seconda è «Che fine ha fatto la piccola Lara», vicenda di una madre che cerca disperatamente di ritrovare la figlia scomparsa all'improvviso. Le riprese dovrebbero iniziare presto. I telespettatori hanno visto la De Sio recentemente, su Canale 5 nel terzo sequel della serie «L'onore e il rispetto», nel quale, per una singolare coincidenza, aveva recitato accanto a Gabriel Garko. Nella fiction, accolta da un notevole gradimento di pubblico, l'attrice salernitana interpretava il ruolo di una donna siciliana mafiosa, soprannominata La Tripolina. «Per me è stata una vera e propria sfida calarmi in un personaggio femminile anticonformista ma anche molto convenzionale. Ho profuso nella recitazione tutta l'energia di cui disponevo per renderla credibile. Il pubblico lo ha capito ed ha compreso che la mia missione di attrice è tenere sempre vivo l'interesse della platea televisiva». La responsabilità etica e morale degli attori verso il pubblico che non deve mai distrarsi, è ancor più esplicita nella rappresentazione cinematografica e aumenta esponenzialmente nella recitazione teatrale, ribadisce l'attrice che ha recentemente interpretato due film «Vorrei vederti ballare» di Nicola de Rossi e «Ci vediamo a casa». «Ad esempio», afferma, «nella storia raccontata in "Ci vediamo a casa" sono una sorta di hippy fuori tempo, madre di un ragazzo a cui dà il volto Nicolas Vaporidis, una donna che non si fa scrupolo a sfruttare un gruppo di extracomunitari. La storia si evolve con realismo e credibilità, grazie alla coralità della recitazione. Il segreto della riuscita di un prodotto, sia per il piccolo che il grande schermo, risiede proprio nella dinamica delle relazioni che, grazie al regista, si instaurano tra gli interpreti. Non basta il talento di un singolo. Il film è un gioco di squadra e gli attori lo sanno. Tutto ciò l'ho imparato dai grandi attori come Vittorio Gassman e Massimo Troisi con i quali ho lavorato. Loro si sono sempre posti verso gli altri colleghi con grande umiltà e senza protagonismi pericolosi. È questo il modo di pensare di tutti gli artisti internazionali, purtroppo non sempre messo in pratica da quelli italiani». L'attrice, che ha esordito in Rai nel 1977 nello sceneggiato «Una donna», tratto dal romanzo di Sibilla Aleramo e l'anno dopo ha interpretato «Le mani sporche» di Sartre con la regia di Elio Petri, da tempo non lavora più nella tv pubblica. «Non riesco a spiegarmelo», afferma, «eppure viale Mazzini è l'azienda che mi ha fatto nascere professionalmente. Ricordo che "Una donna" conquistò all'epoca un'audience di venti milioni di spettatori». Giuliana De Sio, su Facebook con un suo profilo personale, afferma di sentirsi una persona qualunque in grado di adeguarsi ai cambiamenti epocali della società con intelligenza, rifiutando, però, l'omologazione delle nuove tecnologie.«Posseggo un telefono normale e non ho l'assillo di sentirmi sempre connessa, perché ritengo che spesso i social network si trasformano in mezzi narcisistici. Mi basta l'affetto del pubblico che mi segue sulla tv generalista di cui mi sforzo, con il mio impegno, di migliorare la qualità. Come spettatrice, però, seguo quasi esclusivamente i canali tematici sui quali, tra l'altro, posso ritrovare il grande cinema del passato».

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