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Brosnan eroe romantico stregato da una storia ispirata alla sua vita

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Il divo nel ruolo del vedovo bello e agée innamorato di una donna fragile e ironica

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Dopol'Oscar per «Un mondo migliore» la regista Bier ha scoperto la commedia romantica per un film, da giovedì distribuito al cinema da Teodora, dove spicca l'affascinante 59enne Brosnan, accanto alla protagonista (bravissima) Trine Dyrholm. «Sono attore da quando ho 18 anni. E Bond mi seguirà per sempre, felicemente: è stato un grande dono, mi permette di fare oggi un film con Susanne Bier», ha spesso dichiarato il divo che per quattro volte è stato 007 e sempre campione d'incasso, l'ultimo, nel 2002, «La morte può attendere». Ma stavolta veste i panni di un danese, vedovo, industriale di frutta e verdura, proprietario di un limoneto a Sorrento dove il figlio Patrick sta organizzando il matrimonio con Astrid. Burbero e solo, comanda i suoi sottoposti e rifiuta l'interesse delle donne. Ma a mano a mano viene incantato dalla mamma di Astrid, che ha appena scoperto il marito a letto con una ragazzina e si sta curando con la chemioterapia dopo un cancro al seno. «Ho letto il copione e mi ha toccato il cuore - aveva svelato il divo - C'erano molti collegamenti con la mia vita privata: ho perso mia moglie per un cancro al seno anni fa, ho l'età del protagonista e ho quattro figli, so bene cosa significhi crescerli e affrontare le difficoltà senza una compagna accanto e una madre per i ragazzi». Ambientato prevalentemente a Sorrento, il film - brillante, ironico ed emotivamente intenso - racconta la storia di due famiglie danesi riunite in Italia per un matrimonio. Peccato che i ripensamenti tra i due promessi sposi siano dietro l'angolo e che, tra drammi familiari e delusioni sentimentali, il padre dello sposo (Brosnan) e la madre della sposa (Dyrholm) non trovino niente di meglio che innamorarsi l'uno dell'altra. «Volevo fare un film sfacciatamente romantico - ha raccontato la Bier ieri a Roma - in un momento in cui si fanno solo commedie con un pizzico di cinismo. La cosa più importante è che i personaggi siano credibili: e questi sono veri, vulnerabili, pieni di ferite, ma capaci ancora di assaporare la gioia. Sarebbe bello che fosse un rimedio contro la crisi: le statistiche dimostrano che in momenti storici di difficoltà la gente cerca al cinema un po' di evasione. Di sicuro, non è un film sull'Italia, non ha questa pretesa. Sorrento per me è uno dei posti più romantici della terra e il luogo in cui sono nate tante mie sceneggiature scritte con Anders Thomas Jensen». La regista, che ha appena finito di girare «Serena» (dramma ambientato durante la Grande Depressione con Jennifer Lawrence e Bradley Cooper, sul tema di una coppia afflitta dal problema dell'infertilità) ha poi ricordato la conquista del suo Oscar. «È una statuetta che potrebbe far perdere la testa, è lì sulla mia scrivania ed è inutile negare che ti apra molte porte, ma il compito di un artista è continuare a fare le cose in cui crede». Dal canto suo, la bravissima attrice Dyrholm ha confessato che essendo «abituata a parti molto drammatiche questo ruolo è stato una vera sfida. Con Ida, la donna che interpreto, ho creato una donna bellissima nella sua vulnerabilità».

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