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Al top il cinema italiano 2011. Ma ora è di nuovo crisi

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Questii dati riportati ieri dalla Fondazione Ente dello Spettacolo che ha presentato il «Rapporto 2011. Il mercato e l'Industria del Cinema in Italia», presso l'Università Luiss di Roma, alla presenza di Nicola Borrelli (direttore generale cinema MiBac), Riccardo Tozzi (Anica), Lionello Cerri (Anec), Luciano Sovena (ad Cinecittà Luce), Luigi Grispello (presidente Media Salles), Giampaolo letta (Medusa) e Paolo Del Brocco (Rai Cinema). Il report, curato dal giornalista Redento Mori, è stato illustrato dal Rapporto del presidente della Fondazione Dario Edoardo Viganò che ha spiegato come «nel 2011 il cinema italiano sia tornato ai livelli degli anni '60, con la produzione di 155 opere, confermando la conquista di importanti quote di mercato. In un momento di crisi generale - ha sottolineato Viganò - il cinema contribuisce all'aumento di occupazione, con un trend anticiclico e quasi 4.000 contribuenti attivi in più del 2009. Questo è un dato importante anche rispetto alle politiche economiche del Paese». Per Riccardo Tozzi, infatti, «il circuito sale è squilibrato e sottodimensionato soprattutto nei centri urbani dove è necessaria una modificazione e modernizzazione. La chiusura estiva dei cinema è un altro problema e segno di deterioramento». Nel 2011 tutto andava bene, con l'aumento degli occupati (+4,9%), i minimi storici per le pellicole di contributo statale, flessione sul mercato italiano della produzione americana scesa per la prima volta sotto la soglia del 50% in termini di presenze e di incassi (dal 63,79% al 50,20%), con ben nove film presenti nella Top 20 (dove solo Zalone con «Che bella giornata» ha incassato 48,47 mln). Ma dal dicembre 2012 il vento è cambiato. Luciano Sovena, ad di Cinecittà Luce, che ha collaborato al volume, ritiene che, «anche se non ci sono i dati dell'inverno, che non sono buoni, è una bella giornata per il cinema italiano. Di fronte al successo della commedia e dei prodotti commerciali, per le opere prime e seconde si può fare un discorso qualitativo di eccellenza, penalizzato però da uno scarso riscontro in sala. Il problema è per le opere prime e seconde dove c'è difficoltà di distribuzione. E poi - ha concluso - che sta succedendo? Perché i cinema sono già chiusi?». Din. Dis.

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