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Chi ha paura della fine del mondo?

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Cardini l'ambienta nel 1944, Formenti fa agire un broker e Giorello mette in scena un angelo sterminatore

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ecc.e quindi chi crede di rassicurarci non ci rassicura e senz'altro gli preferiamo un Roberto Giacobbo che, se non altro, ci ragiona su; noi speriamo fortemente che il 21 dicembre 2012 non ci sia l'Apocalissi però aspettiamo la data fatale con un misto di ansia e curiosità. Nell'attesa, leggiamo - e suggeriamo ai nostri lettori - un libro ad hoc, «Apocalissi 2012» (Bietti, pp. 240, euro 21), in cui Gianfranco de Turris ha raccolto ventiquattro variazioni su una possibile Fine del Mondo, almeno a voler dar retta alla famosa, famigerata e diffamata Profezia Maya. Un momento: ma veramente i Maya parlano di terribili cataclismi da un capo all'altro della terra, seguiti da spietati giudizi universali e da abissi cosmici che vorticosamente inghiottono l'umanità tutta? No, come vedrete da questi ventiquattro racconti tessuti con intelligenza, ironia e complicità (apocalittica), i Maya pensano piuttosto alla fine di un ciclo e all'inizio di un altro. Potrebbe essere una rinnovata "età dell'oro"? Bè, forse non è il caso di allargarci troppo, dando un'occhiata ai possibili scenari. E partendo dagli "outsider" perché se venti racconti sono affidati a noti autori fantasy, horror e science fiction, quattro sono il parto, per l'appunto, di chierici vaganti in altre specialistiche contrade ma comunque affascinati dal perturbante tema. Cominciamo dal medievista Franco Cardini ("Il Console e l'Anticristo") che la sua idea l'ha fatta germogliare nel pieno della Seconda Guerra Mondiale: siamo nel 1944, nella Firenze repubblichina e crociuncinata, e gli alti comandi nazi, per ordine di Hitler, da sempre affascinato dall'occulto, coinvolgono il futuro studioso di storia delle religioni e simbologia Attilio Mordini in cerche sull'ermetismo neoplatonico, l'Età Oscura e l'Età dell'Acquario, la Fine del Mondo e l'Anticristo. Ma l'Apocalissi è di là da venire e forse l'Anticristo non è Hitler. Il filosofo della scienza Giulio Giorello ("L'angelo geloso") ha dato invece voce e personalità a due angeli di pietra, l'uno con la spada in mano e l'altro con la tromba in bocca, che sono stufi di fiancheggiare da secoli il rosone della facciata della grande chiesa di Santa Maria Nascente e che, quasi quasi, il Giudizio Universale vorrebbero anticiparlo, magari prendendosela con chi non ci crede. Da parte sua, l'informatico Giuseppe O. Longo ("Le Sirene cosmiche") ci ha proposto fascinosi camminamenti tra inversioni temporali, universi-bolla che si moltiplicano e a volte si cercano, buchi neri, e straordinarie teorie astronomiche elaborate da civiltà scomparse, mentre il docente di Biochimica e Patologia Clinica Mariano Bizzarri ("Millennius") è andato in giro per remote isole del Pacifico in cui gli ultracentenari costituiscono la regola e non l'eccezione per introdurci in un mondo dove l'Apocalissi non è una immane catastrofe ma una provvida rivelazione-liberazione che restituisce finalmente all'uomo uno spazio e un tempo in sintonia con i ritmi della natura e non più con le esigenze della tecnologia. Ma è la tecnologia a generare mostri? Sono le conquiste della scienza - senza fondo ma anche senza fondamento - a dare legittimo alimento a una fantascienza da incubo? È la "realtà virtuale", propiziata dai più sofisticati computer, il perverso meccanismo che ingoierà corpi e menti, sentimenti, sensi e sogni? Le nostre "variazioni" non danno risposte ma, esasperando l'invenzione e la fantasia, alludono a un potenziale distruttivo, al tempo stesso umano, antiumano e sovrumano. E' la crisi di tutti i nostri sistemi di valori, è il progresso senza coscienza ad evocare scenari inquietanti di apocalissi assurdamente "possibili", dove l'alienazione finisce col coabitare con le immagini aliene: dal papa islamico cui forse alludono le profezie di Malachia (Antonio Bellomi/Finismundi) alla mano enorme che compare in cielo per spengere il sole (Tullio Bologna/ Cala la tela); dall'ebbrezza nichilista di chi, via computer, provoca una crisi planetaria (Carlo Formenti/ Il Broker dei Maya) alla desolazione di una umanità che si sbriciola tra parole prive di senso e parole manipolate (Marco Marino/ Quando l'Uranodonte mangiò il mondo). Ma forse, ci conforta Mario Farneti ("Niche"), ci salveremo. I mostri che vengono dallo spazio possono impadronirsi di ciò che conoscono: la nostra 'forma'. Ma non distruggere quello che non conoscono e di cui spesso ci dimentichiamo: lo 'spirito'. Dunque, nota de Turris nell'introduzione: «L'Umanità dell'anno 2000 non è molto diversa da quella dell'anno 1000 (a parte il migliorato modo di vivere) e la nostra pretesa superiorità culturale quasi una barzelletta. Lo prova la sindrome millenaristica che ci sta colpendo e riguarda la cosiddetta profezia Maya. È impossibile citare la valanga di libri usciti sul tema, sia quelli pro, sia quelli che confutano la faccenda, sia quelli dei furbetti che hanno approfittato della fatidica data in copertina per trattare ben altri argomenti». Si aggiungono film, trasmissioni tv, dibatti in rete. Un diluvio universale.

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