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Scontro su Lenin Rizzo lo venera Alemanno lo cancella

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Eanche parecchio. Un match breve e ferocissimo sulla salma del papà dei bolscevichi si è consumato ieri alla presentazione del saggio storico di Gennaro Sangiuliano «Scacco allo Zar. 1908-1910: Lenin a Capri, genesi della rivoluzione», in programma al prestigioso Goethe-Institut di via Savoia, a Roma. All'incontro era stato invitato (per competenza) il segretario dei Comunisti-Sinistra popolare, Marco Rizzo che, in un primo momento, aveva accettato. Ha poi scoperto che al dibattito prendeva parte anche il sindaco di Roma, Alemanno. Nero su bianco Rizzo ha declinato l'invito per «pregiudiziale antifascista». Colpo di scena seguito da un ulteriore colpo di scena: il Comune di Roma ha subito annunciato la cancellazione dalla toponomastica capitolina di via e largo Lenin. In primo piano, in questa vicenda, un saggio storico di notevole rilievo che tutti credevano, fino a ieri, trattasse argomenti ormai «freddi». Ma evidentemente non è così. Con «Scacco allo Zar» Gennaro Sangiuliano ha riscritto una pagina importante della Rivoluzione d'Ottobre sotto una luce nuova. Tutte le colpe di una rivoluzione che causò stragi e tragedie sono state, storicamente, scaricate sulle spalle di Stalin, lasciando a Lenin, per decenni, un alone di purezza ideologica. Questo libro rimette molte cose a posto: Lenin fu un discepolo di Machiavelli, seppe approfittare della divisione dei suoi nemici, riuscì perfino a spillare, per la sua rivoluzione, dei soldi al Kaiser. Lenin poi amava vivere proprio come qui sovrani che combatteva: la Rivoluzione d'Ottobre, svela Sangiuliano, fu pianificata sotto il sole di Capri tra un aperitivo e una partita a scacchi. Per la presentazione del volume, edito da Mondadori, Sangiuliano, scrittore e vicedirettore del Tg1, aveva pensato ad inviti in regime di «par condicio». Tra i relatori il senatore del Pdl, Gaetano Quagliarello, che all'incontro di ieri ha sostenuto le tesi dello storico sottolineando che la Rivoluzione d'Ottobre è stata fatta da un'élite e certamente non dai proletari. Poi mancava un «leninista». «Certo non è facile trovare persone pro-Lenin - ha commentato Sangiuliano - visto che anche personalità come Pietro Ingrao e Rossana Rossanda in un percorso di analisi storica lo hanno considerato alla pari di Stalin. Ho invitato Rizzo, che ha accettato». Poi però è stata resa nota la presenza del sindaco Alemanno, in veste di padrone di casa, visto che la biblioteca che ospitava l'evento all'interno del Goethe Institut è comunale. Apriti cielo. «Avevo aderito con interesse alla presentazione del libro su Lenin, "Scacco allo Zar", di Gennaro Sangiuliano, ma tra i relatori si è aggiunto il sindaco Alemanno. Non ci sarò - ha dichiarato per iscritto il segretario dei Comunisti-Sinistra popolare - Un conto è un dibattito televisivo dove ti trovi a parlare con chiunque. Qui è una libera scelta e, per me, la pregiudiziale antifascista è costitutiva». Alemanno ha subito commentato, visto che i due hanno già nel passato partecipato più volte a dibattiti insieme, che Rizzo è stato preso da una «involuzione senile, in cui porta alle estreme conseguenze la discriminante ideologica della sua gioventù». Ma i colpi di scena non finiscono qui. La risposta è arrivata secca e veloce. Il Comune potrebbe cancellare via e largo Lenin che, per la cronaca, sono al Portuense, vicino a via dell'Imbrecciato. «Abbiamo pensato di aprire la discussione per capire come si può riparare ai due toponimi intitolati a un tiranno e avviare l'iter per sostituire via e largo Lenin», ha annunciato il presidente della Commissione toponomastica di Roma Capitale, Federico Mollicone, che era alla presentazione del libro. «L'idea di rivedere la via e il largo dedicati a Lenin credo sia una provocazione intelligente - ha detto Alemanno - soprattutto se fatta in maniera trasversale, insieme al consigliere del Pd Quadrana, per rivedere un po' tutti i parametri di riferimento della toponomastica romana». «Effettivamente una via e un largo Lenin - ha aggiunto - stridono con l'idea di una toponomastica condivisa. Su questo non do giudizi definitivi, ma spero che venga fuori un dibattito che dia riferimenti precisi alle scelte della toponomastica». Chi pensava che certi contrasti si fossero «raffreddati» dopo la caduta del muro di Berlino si sbagliava di grosso. Del fatto, comunque, Gennaro Sangiuliano è contento, perché «se la storia fa discutere è sempre un dato positivo. Specialmente se si tratta di una storia ancora non metabolizzata. Francamente non capisco il rifiuto di Rizzo», ha aggiunto. E conclude con una proposta: «Visto che a Roma ci sono una via e un largo Lenin si potrebbe tenere quest'ultimo e cambiare invece il nome della strada - ha concluso lo storico e giornalista - in via dei Martiri del comunismo».

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