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Sansa: «Io, madre fiera e algerina di Albert Camus»

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Pagineforti, commoventi e autobiografiche raccontano le emozioni del protagonista che, nel ricordo del padre morto nella prima guerra mondiale, torna in Algeria per incontrare chi l'aveva conosciuto. Camus ripercorre così parte della sua vita: l'infanzia povera, le amicizie, le tradizioni, i sogni vissuti in un «anonimato senza passato né avvenire», dai quali emerge la figura di un uomo ideale, quel primo uomo che potrebbe albergare in qualsiasi individuo. Da questa storia Gianni Amelio ha tratto l'omonimo film, da venerdì distribuito in 70 sale da 01 e interpretato da Jacques Gamblin, Catherine Sola e Maya Sansa che veste i panni della madre di Camus. «Pur vivendo a Parigi, ho avuto l'opportunità di incontrare Gianni - ha detto l'attrice - Fra l'altro, in un momento in cui avevo un gran desiderio di tornare a lavorare in Italia. È stato un bellissimo incontro, e da lì è cominciata una lunga avventura che ha richiesto una preparazione laboriosa, durata quasi due anni. Conoscevo Camus dai tempi del liceo, avevo già letto "Lo straniero", "La peste" e "Caligola", ma non conoscevo affatto "Il primo uomo". Inoltre ho avuto l'onore di incarnare, in qualche modo, non solo la madre di Camus, ma anche la madre di Gianni Amelio». Il film è stata infatti un'occasione per il regista di raccontarsi attraverso Camus con i tanti parallelismi tra loro: la mancanza del padre (quello dello scrittore morto durante la guerra e quello di Amelio emigrato); la vita vissuta da entrambi con la madre e la nonna; il peso della povertà che ha colpito tutti e due e lo zio che Camus accompagnava in fabbrica e Amelio nei campi. Ma questa intensa storia affronta soprattutto il tema del movimento di liberazione dell'Algeria dal colonialismo francese, cosa che forse ha pesato anche sull'uscita del film in Francia, prevista per ottobre. «"La battaglia di Algeri" è un film quasi voluto dal governo algerino per celebrare la vittoria sulla Francia ha spiegato Amelio che - Io invece non ho fatto un film sulla guerra d'Algeria, ma su una guerra che divide le etnie e che guarda anche l'attualità. "Il primo uomo" non è un film sulla scia di quello di Pontecorvo, ma piuttosto una pellicola che storicizza due posizioni diverse: gli estremisti che proclamano Algeria francese e i militanti che si battono per l'indipendenza. Queste due posizioni sono mediate dal pensiero di Camus, che dice sì alla rivoluzione e no al terrorismo. Nel corso degli anni, la figura di Camus è stata compresa meglio rispetto agli Anni '60: era considerato un personaggio di destra, ma in realtà teneva conto della complessità della situazione.

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