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Torna a illuminarci «La Resurrezione»

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Restauro Il bronzo di Fazzini ritrova i bagliori Paolucci: «È la scultura più vista del mondo»

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Architettiin piazze di città o nelle chiese sistemavano colonne e palazzi in modo che convergessero «ideologicamente» verso il fulcro, il centro, fosse esso l'altare o l'ingresso della reggia. «La Resurrezione» di Pericle Fazzini, la grande scultura in bronzo che fa da quinta all'Aula Nervi, assolve alla stessa funzione. Ecco la selva ordinata delle sedie, ottomila posti per i fedeli che da tutto il mondo vengono ad ascoltare la parola del Santo Padre; ecco il corridoio centrale che come un nastro corre verso il palco; ecco il sublime soffitto, nel quale Pieluigi Nervi ha creato una serie di onde di luce che si rincorrono, si affastellano, anelano a confluire appunto in direzione della Cattedra pontificia. Ed ecco, dove s'incentra le sguardo della mente, l'opera di Fazzini, la scultura più vista del mondo, grazie alle dirette tv: un Salvatore che come spinto in alto da un vento miracoloso sbuca da un groviglio di rami infuocati. Già, infuocati. La luminosità del bronzo è stata restituita all'opera del grande artista marchigiano dopo un restauro durato alcuni mesi e presentato proprio nella mistica e pur moderna Aula Nervi - o Aula Paolo VI, per il pontefice che la volle e inaugurò - dal Direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. Dal 1977, quando fu installata, «La Resurrezione» - lunga venti metri, alta tre - non aveva restyling. Ed è stata Lisa Schneider, modella di Fazzini - che dedicò cinque anni al suo capolavoro, incunenadosi nelle volute del bronzo, ingaggiandovi una sorta di «corpo a corpo» - a sollecitare l'intervento: un «biorestauro» col contributo della facoltà di architettura di Napoli. Commenta Paolucci: «Abbiamo ora una Resurrezione fiammeggiante, incendio di bronzo e oro, corrispettivo dell'immagine biblica del roveto ardente». Un mirabile oggetto d'arte per la fede.

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