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La mano ferma e sicura di un grande autore per definire il «male di vivere» del giorno d'oggi.

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Treargomenti diversi, tre allestimenti scenici, apparentemente, estranei, ma in realtà che sono tre occhi puntati, da punti di vista diversi, sul medesimo problema: il rapporto, difficile, spesso doloroso, tra persone. Dove la famiglia diventa un luogo di alienazione, una «prigione» che è al tempo stesso fortezza che difende e cella che rinchiude. Antonio Saccà ha scelto per la prima pièce l'ambito classico della famiglia, leggendo la lezione sapiente di Eduardo, ma trasponendola in un universo alienato, nel quale il figlio offende il padre con inutile protervia e alla fine, quando finalmente sembra potersi emancipare, sceglie di rimanere, al tempo stesso schiavo e padrone, tra le mura della famiglia. Nel secondo testo, simbolicamente, protagonista è la Sacra Famiglia e nel terzo tutto diventa un gioco metafisico di maschere.A. A.

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