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La leggerezza di Volo non convince Fabio resta senza ali

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Soprattuttoin televisione. Dopo l'8,19% di share (con 1milione e 156mila spettatori) raccolto nella prima puntata di mercoledì scorso, per Fabio Volo, ed il suo programma, «Volo in diretta» (su Rai tre, alle ore 23,10, il mercoledì, il giovedì e il venerdì) sembrava fatta. Ed invece no. Giovedì la seconda puntata ha raccolto appena un 3,10% di share, con 494mila spettatori. Teste più che dimezzate e share ridotto di quasi due terzi. Come si spiega un calo così vertiginoso? Anzitutto il palinsesto. Il giovedì è una giornata, in fatto di programmazione, superlusso: con Michele Santoro in onda, il «Giovane Montalbano», «Le Iene», «L'isola dei famosi», il programma di Formigli su La7. Non esistendo (quasi) più la seconda serata, Santoro finisce assai tardi e Formigli è pure più nottambulo. Tanto tardi che quando Volo comincia, poco dopo le 23, loro sono ancora in campo. Rai 3, poi, giovedì sera prima di Volo aveva Law & Order il cui secondo episodio ha totalizzato 3,06% di share con 718mila spettatori. Niente a che vedere con il traino di cui Volo ha goduto mercoledì, per la prima puntata, quando Federica Sciarelli con il suo Chi l'ha visto ha totalizzato una media del 12,55% con 3.394.000 spettatori. Di questi il programma di Volo ne ha tenuti meno di un terzo. Se poi, dall'analisi del palinsesto, si passa al programma, va detto che una trasmissione pop non è facile a farsi. La leggerezza è come il depensamento, una pratica che richiede esperienza e umiltà. Perché se nel 2012 il talk show politico è in crisi, il pop lo è altrettanto. Avvezzo da alcuni anni a vivere sul cazzeggio di maschere spesso legate alla politica (non è il caso di Volo) ha vissuto di fantasie altrui e non proprie. Per essere leggeri senza superficialità - e questo sembra, a colpo d'occhio, l'intento del programma di Volo - serve conoscenza. Del mezzo tv anzitutto. In filosofia il pensiero debole è nato da filosofi che conoscevano il pensiero forte. La tv superficiale, quindi, necessita di una capacità di fare televisione non superficiale. Un'intervista a Franco Battiato od una presenza di Alessandro Baricco, se ferme al genere del colloquio, non hanno nulla a che vedere con il pop. Ecco perché chi in televisione vuole frequentare la leggerezza deve conoscere la fatica (e magari pure la noia) dell'essere pesanti. È dai tempi di Renzo Arbore e di Quelli della notte (e di Indietro Tutta) che il gioco, tra pop e commedia, in tv non inventa più nulla. Dopo Arbore si prende a prestito dalla realtà comica quotidiana: i politici goffi, i tormentoni degli economisti. Abitudine che diviene crisi di idee quando alla realtà, con la crisi, di pop resta ben poco. Ed allora tocca inventare. La tv italiana non lo fa più e Fabio Volo, col suo nuovo programma, lo fa poco. Anche lo studio pare sospeso tra una serie di reminiscenze, da Vieni via con me di Fabio Fazio e Roberto Saviano alla Daria Bignardi. Giorni fa, nella conferenza stampa di presentazione del programma, Fabio Volo ha detto: "Guardavo il programma della Dandini (ndr, Serena) e sono andato anche ospite". Condurre è un'altra cosa.

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