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Tosca e Venere L'Adrianeo tempio d'amore

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Divertiti,meravigliati della Mole che l'imperatore Adriano volle come mausoleo. Incantati dalla vista da inquadrare nelle macchine fotografiche: il Cupolone, il Tevere, il Gianicolo tra i merli di quella fortezza sormontanta dall'angiolone memore di Roma liberata dalla peste. Inglese, americana, tedesca, giapponese, araba, cinese, russa, la favella. Poco romanesco. Già perché i romani passano indifferenti sotto un pezzo della loro storia, incastrati nel traffico che conduce al «sottopassino». Al massimo, riscoprono il castello nella movida dell'estate. Forse un appello ai concittadini ha voluto rivolgere Rossella Vodret, sovrintedente per il patrimonio storico artistico della Capitale, con la mostra su Amore e Psiche. La curiosità per la storia dei due mitici innamorati induca gli epigoni di Cesare a salire la scala elicoidale che porta in alto, fino alla Cappella e alla Sala Paolina. C'è un gioiello del rinascimento, l'affresco di Perin del Vaga, lassù. Può far rivivere, nel problematico legame tra la fanciulla e il dio, un'altra storia d'amore, assai più tragica, che ha avuto come sfondo la tomba di Adriano. Quella di Floria Tosca, volata giù dagli spalti del maniero-prigione quando l'amato Cavaradossi resta esanime per il tradimento di Scarpia. Puccini, per il suo sanguigno melodramma romano, subì la suggestione di Castel Sant'Angelo. Mai luogo ha meglio rappresentato il collegamento tra Eros e Thanatos. Ce n'è a iosa, in questo monumento, per intrigarci. Li. Lom.

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