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Si comincia dalle figurine e non si smette più

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Chiper socializzare. Chi per togliersi il capriccio di avere quanto cerca dall'altro: si comincia da bambini, scambiando figurine, e si finisce ad accumulare battipanni, tagliaerba, ombrelli, quadrifogli e lettere di raccomandazione. Qualcuno lo fa perché ha paura della morte e vuole dominare il tempo nel tentativo di fermarlo. Altri invece, come Don Giovanni, per un (duplice) piacere: possedere ed essere posseduti, sentirsi vittime e carnefici, in un gioco dove il rapporto diventa intesa, amore, complicità: con gli oggetti. Alcuni lo fanno per lasciare una traccia nella società, una firma (attraverso musei o mostre) che attesti l'avvenuto passaggio "terrestre". Una tesi che dà ragione a Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, le cui teorie sulla libido pare giustifichino tutto attraverso il bisogno di avere e di dare, mediante l'erotismo anale: feci = dono = denaro. Un modo per eliminare e poi distruggere l'oggetto, da tornare a controllare trovando il pezzo mancante all'insieme. E se Freud si sbagliasse? Se alla base di tutto ci fosse la ricerca di un'ideale di perfezione e di completezza? Antistress, terapeutico e salutare, torna di moda raccogliere, collezionare, scambiare oggetti. Per caso o per scelta. Ma chi si aspetta di ritrovarsi alle prese con la dentellatura sciupata di un prezioso francobollo, ha di che sbizzarrirsi. In fatto di temi, si possono scegliere tra 900 categorie: dalla fillumenia (per chi raccoglie cerini e fiammiferi) all'arctofilia (ossessionati dai peluche), passando per la fromologia (passione tipicamente francese per etichette di formaggi), che male c'è se tentiamo di evadere dalla realtà grazie a un passatempo? Nulla. È accaduto nel 1958 all'inglese Graham Green che, scrivendo il suo romanzo «Il nostro agente all'Avana», menzionò alcuni giocatori di dama che usavano pedine "farcite" di whisky, quindi, piccole bottigliette di liquore. Da quello scontro tra il fragile mister Wormond e lo spietato capitano Segura, nacque l'idea di raccogliere mignonettes. Una passione che, solo in Italia, conta oltre 2000 sostenitori. Niente in confronto agli aficionados di biglietti da visita o di concerti, lattine e carte di credito: oggi di gran moda. Perché ogni epoca ha la sua collezione. Così come negli anni '70 andavano forte i miniassegni (stampati a tiratura limitata), negli '80 gli orologi di plastica Swatch (col Kiki Ricasso battuto all'asta per 40 milioni), nei '90 le tessere telefoniche (le Cosentino o le Jumbo hanno raggiunto il milione di lire, in quegli anni) e nel Duemila fu l'era delle ricariche dei telefoni cellulari, ora vanno forte le bustine del the o dello zucchero. Anche parcometri o giornali pubblicati in date storiche. Croce e delizia di tutti gli appassionati del bello, l'arte resta comunque il "tema" più costoso. Ma capita spesso si cominci ad accatastare pipe – per esempio - pur non essendo fumatori, come accadde a Richelieu o al Re Sole. A meno che non diventi un'ossessione, il semplice fatto di ordinare dà un forte stimolo alla disciplina mentale. Lo confermano tre uomini su dieci. Il discorso non vale per la donna, affetta da quel desiderio insaziabile di possedere la bellezza delle cose. Anche se quando colleziona è molto più attenta e minuziosa della controparte. Come accade spesso...peraltro.

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