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Germano: «L'arte racconta anche temi scomodi»

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Lospettatore deve avere gli strumenti per costruirsi la propria verità, piuttosto che subire quella altrui. Questo non è un biopic su Felice Maniero, che diventa qui solo un pretesto per guardare alla patologia della nostra epoca storica degli anni '70 e '80: raggiungere un profitto, essere belli e invidiati da tutti». Così, l'attore Elio Germano replica alle parole di Felice Maniero che, da una località segreta ha criticato dalle pagine del Gazzettino la fiction «Faccia d'angelo», in onda il 12 e il 19 marzo su Sky Cinema 1Hd. La fiction si ispira alla vicenda del boss della mala del Brenta che imperversò nel Nordest, con rapine, omicidi ed estorsioni e rocambolesche evasioni. A quel Maniero dai tratti aggraziati, amante di macchine di lusso, yacht e belle donne, ma altrettanto spietato nelle sue imprese da malavitoso, Germano ha prestato il suo volto, in attesa di apparire sul grande schermo nei film «Magnifica presenza» di Ozpetek e poi in «Diaz» di Vicari. «Abbiamo raccontato la sete di successo ad ogni costo - sottolinea l'attore Palma d'oro a Cannes per "La nostra vita" di Luchetti, alla presenza dei vertici di Sky Italia, il vice presidente Andrea Scorsati, il direttore di produzione Nils Hartmann e il direttore creativo Roberto Amoroso - Toso, il personaggio che si ispira a Maniero, è un uomo che sin da bambino vuole essere il migliore e vive il mito del successo al punto da avere l'illusione di poter controllare tutto. Ma non è così, poi vengono travolte vittime innocenti con decine di omicidi feroci e, alla fine, resta lui da solo che si domanda: "Ne è valsa la pena?" Oggi purtroppo si può essere violenti anche nella legalità: Toso era certamente feroce ma forse è stato il primo ad avere in mente un'idea imprenditoriale della criminalità, di una mafia che non spara ma gestisce il territorio. La sua triste parabola potrebbe essere oggi applicata ai tanti che credono che chi è furbo può ottenere qualsiasi cosa. Dopo la guerra abbiamo subito cambiamenti che ci hanno fatto passare d'improvviso da una società contadina ad una capitalista, creando forti scompensi». Oggi per fortuna quel tipo di mafia nel nord non esiste più, è stata sgominata, ma il suo ricordo fa ancora tremare quanti hanno vissuto quel periodo. Eppure, c'è un madre, quella di Toso (interpretata da Katia Ricciarelli) che ama a tal punto suo figlio da diventare cieca di fronte alle sue efferatezze. Nel cast ci sono anche tanti giovani talenti: dall'esordiente Linda Messerklinger (la donna di Toso) a Matteo Cremon (il Tavoletta), da Andrea Gherpelli (il Moro) a Giannantonio Martinoni (Bepi) fino a Fulvio Molena (Shei) e a Diego Pagotto (il doge). Nelle stesse date della messa in onda della fiction (che vanta le musiche degli Afterhours), alle 22.40 su History (canale 407), sarà trasmesso anche il documentario «La mala del Brenta - La vera storia» che testimonia la parabola di Maniero, con interviste sia dei membri della holding criminale sia di coloro che si sono battuti per anni dalla parte dello Stato.

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