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MAMMA DINOSAURO

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Il ricercatore italiano Fanti scopre un antico nido nel deserto del Gobi L'oviraptor aveva un'organizzazione complessa. Covavano anche i papà

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Lescoperte e le indagini di uno scienziato italiano svelano che alcuni dinosauri, vissuti nel Cretaceo, avevano un'organizzazione sociale complessa: deponevano assieme le uova e assieme le covavano. Facevano il loro dovere anche i papà, in attesa che apparissero i piccoli. La scoperta risale al 2007, quando il ricercatore bolognese Federico Fanti aveva 25 anni, era dottorando dell'Università di Bologna e partecipava come volontario alla spedizione canadese nel deserto del Gobi, in Mongolia, guidata da Philip John Currie, lo scienziato canadese sul cui lavoro poggia lo studio dell'evoluzione dei dinosauri negli uccelli di oggi. Scoperta che è la prova, scrive ora lo studioso italiano nella rivista scientifica «Plos One», che di fatto ne sancisce la scoperta, «di una specie di oviraptor molto più longeva e adattabile di tutte le altre». Quello che il giovane bolognese aveva trovato era un esemplare di oviraptor, fossilizzato nell'atto di covare una ventina di uova al centro del nido. «L'oviraptor - spiega Fanti - è l'unico dinosauro che sia mai stato ritrovato a covare uova». Si pensa anche che avesse un'organizzazione sociale particolarmente sofisticata. Teoricamente, infatti, le femmine non potevano deporre più di due uova alla volta. «Nidiate così numerose, come quella che abbiamo scoperto, si spiegano quindi solo come frutto di deposizioni collettive. Con gli adulti che collaboravano alternandosi alla cova». All'indomani della scoperta del nido, lungo una parete di roccia, furono trovati poco lontano altri resti di oviraptor e, dopo giorni di scavo, il tutto fu portato al centro paleontologico di Ulan Bator, la capitale mongola. «I tempi di preparazione del fossile sono stati piuttosto lunghi - scrive ancora Fanti - e ho dovuto aspettare il 2010 per poter tornare in città ed analizzare i reperti». «Mi sono spedito uno speciale scanner tridimensionale da Bologna e mi sono chiuso in laboratorio per una decina di giorni». L'esemplare scoperto è risultato appartenere alla specie chiamata «Nemegtomaia», in lingua mongola «buona madre di Nemegt», nome della località del ritrovamento. È stato possibile identificarlo grazie al cranio. Il fossile, risale al tardo Cretaceo, trovato in ambiente desertico e confrontato con altri resti rinvenuti in rocce più recenti e habitat ricchi d'acqua, ha fatto dire ai ricercatori che si trovavano di fronte alla specie più adattabile mai documentata. Le ossa e le uova portate alla luce da Fanti contribuiscono anche a sfatare un altro equivoco, già smentito dagli studiosi: oviraptor in latino significa «ladro di uova». La prima volta che il dinosauro fu individuato, infatti, aveva la testa vicino alle uova, così da far pensare ad un gesto predatorio, ma l'ipotesi è stata ormai definitivamente abbandonata. L'oviraptor covava e difendeva le sue uova in attesa dei piccoli. Fanti, che oggi ha trent'anni e la passione consolidata delle spedizioni paleontologiche, scalpello in mano sulle tracce dei dinosauri, conta ora ben otto trofei, scoperti nel corso di oltre 12 missioni: tre in Canada, uno in Messico, uno in Alaska, uno in Tunisia, uno in Mongolia e uno dentro un blocco di calcare a Bologna: il «coccodrillo più antico del mondo» del Museo geologico Giovanni Capellini.

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