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Arrivederci al Circo Barnum

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Cantantisull'orlo di una crisi di nervi cantare in playback tra le proteste dei colleghi, ballerine senza braccia volteggiare sotto i riflettori e donne coi baffi dare lezioni di canto e personalità rock a stuoli di sedicenti star. E ancora finti omosessuali baciare conduttori sbalorditi e veri travestiti togliersi la parrucca e trasformarsi in contriti chansonnier. Abbiamo visto violinisti virtuosi eseguire voli del calabrone alla velocità della luce e comici rivendicare la paternità della «foca» come fosse il trampolino di lancio verso il Nobel. Se le parolacce hanno fatto inorridire i benpensanti, ci sono state ex veline «americane» che hanno attraversato l'arena del Circo Barnum come fossero fantasmi. Abbiamo sentito talenti cristallini stonare come principianti. Tanto che ci chiediamo: siamo andati sulla Luna e ancora non riusciamo a trovare il modo per far sentire bene a casa e sul palco? Tra le gaffe sul Maestro «Morriccione» e le bocche asciutte di Giberna abbiamo sgranato gli occhi davanti alla farfalla di Belen di cui si parlerà per un altro mese intero. Almeno fino a quando non sarà passata la sbornia per un Festival schiavo dei talent show (targati Rai, Mediaset o Sky poco importa). A Sanremo è arrivato perfino il vicedirettore generale di Mamma Rai, sceso in campo a partita iniziata per mettere una toppa alle picconate del Molleggiato. Ma la frittata era già fatta. E l'anno prossimo cambia tutto. Ma non la cosa più importante: che il Circo Barnum torna di nuovo. Meno male che Sanremo c'è.

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