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Zeichen: il dandy della poesia

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Vita bohémienne in un ex atelier sulla via Flaminia «No all'arte-show. Si ingurgita tutto, senza riflettere»

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Loincontriamo in occasione dell'uscita della sua ultima raccolta, "Casa di rieducazione". "La casa di rieducazione è quella della poesia, il luogo dove bisogna prendere le misure, le precauzioni, gli ordini della storia della letteratura, per iniziare e procedere nel percorso della poesia. Rieduca dal disordine, dalla volontà di non fare, dalla svogliatezza. Certo, c'è anche un elemento biografico, di quando ero giovane. E' un titolo da fine carriera, perchè non intendo più scrivere solo poesia, voglio dedicarmi anche al teatro". Nei tuoi versi c'è sempre ironia. Più che altro, humor. L'ironia spesso è sarcastica e distruttiva verso un avversario ideale. Io invece sono aggirante, colpisco alle spalle, ma sempre simpaticamente. Com'è il tuo sguardo sulla realtà? È molto educato, io sono discreto in poesia, non inveisco né denigro. Ti meraviglia ancora la realtà? Se il poeta riesce a snidare il meraviglioso della vita, è fortunato. Ho settant'anni, ho attraversato la storia dal dopoguerra in poi. E ora la geopolitica per me è la grande meraviglia. Che rapporto hai con la tradizione? Io voglio essere incarnato nella tradizione, ma anche esserne trasgressore. Mantengo una mia leggerezza e non voglio finire ingessato dal neoclassicismo mortale. Del resto la potenza della poesia sta sempre nel ritmo, altrimenti la poesia non si alza, non ha movimento. A chi è rivolta oggi la poesia? A nessuno in realtà. Oggi c'è un pubblico dell'evento poetico, ma spesso non è vero recettore della poesia. Viviamo in una società dove l'abulimia culturale rischia di distruggere i grandi valori. Ci sono troppe mostre, troppo cibo. Si ingurgita tutto, senza riflettere. Che spiritualità c'è nella tua poesia? Io mi rivolgo spesso alle divinità classiche, come una sorta di confidenza. Per me la poesia è sacra. Un luogo immaginario e sacrale cui ti avvicini, sperando che gli dei dettino qualcosa. È una fonte arcadica. In questo libro è evidente il tema del tempo. Il tempo è chilometrico e ha le sue stazioni, ma è multiforme e spiazzante, in termini cosmici non ha misura. Infatti questo è anche un libro autobiografico, proprio per tentare di mettere a fuoco le mie stazioni. Qual è il tuo artigianato di poeta? Ho sempre biasimato i poeti solitari, io sono poeta da tavola, e mi sono sempre accompagnato a persone che hanno fantasia e rapacità di conoscenza. Sono un grande ascoltatore, da ogni occasione può venir fuori un'idea. Scrivo dove capita, negli spazi dei giornali o su un tovagliolino. Poi lavoro, riscrivo a mano, poi a macchina per avere una visione tipografica. Credi nell'urgenza dell'espressione dell'artista? Oggi gli artisti sono affaccendati in mostra. Una volta vivevano nel silenzio dei loro atelier. Ora ogni loro movimento è spettacolo, senza nessuna febbre. Quale è l'esperienza dell'arte? La poesia è l'esperienza dei sentimenti, quelli tradizionali, che migliaia di generazioni hanno vissuto e vivono. In fondo tutti hanno bisogno della poesia, perché la poesia scava l'inconscio. Come sopravvive un poeta al giorno d'oggi? Io sopravvivo facendo il conversatore, a cena o a pranzo; perché alla gente piace conversare. Ma ho fatto anche il cuoco, il lavapiatti, il fattorino. La mia ottima manualità mi ha sempre aiutato per cavarmela da solo.

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