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Mannoia

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«Il grande bluff dell'unità d'Italia Fu un saccheggio»

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Ei suoi lunghi capelli rossi le danno un'aria ancora più ieratica. Fiorella Mannoia parla con calma e guarda dritto negli occhi. Pesa bene le parole. Nonostante siano parole pesanti. Fiorella Mannoia, oggi esce il suo nuovo cd intitolato «Sud». Dopo tanto tempo un concept album. Com'è nata l'idea? Ho maturato questo disco dopo aver letto il libro di Pino Aprile «Terroni»: è stato talmente scioccante constatare che quello che avevamo letto nei libri di scuola era lontano da quello che realmente era successo intorno all'unità d'Italia, che nel mio piccolo sentivo di voler fare qualcosa per contribuire a ridare al sud un po' della dignità che gli era stata tolta. Quali sono i problemi del nostro Mezzogiorno? L'educazione e la cultura fanno paura. Sul fatto che il sud resti arretrato ci hanno mangiato tutti, la politica, la religione. Il sud è ucciso dalla criminalità perché non c'è lo Stato. Basterebbe fermare la corruzione. L'Italia non è un Paese in crisi, è un Paese corrotto. L'intero album è dedicato a Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso tra l'84 e l'87 e assassinato a soli 38 anni. Il suo disco parla di tutti i sud del mondo? Ragionando sul nostro sud era inevitabile che lo sguardo si estendesse a tutti i sud del mondo che condividono più o meno la stessa storia e lo stesso destino: depredati, saccheggiati, tenuti lontani dal progresso e abbandonati a se stessi e il pensiero naturalmente è andato all'Africa, terra di conquista e di saccheggio per eccellenza. Per la prima volta è anche autrice di alcuni testi, come quello di «Se solo mi guardassi». A cosa si è ispirata? Questa canzone vuole essere il punto di vista dei tanti «invisibili» fratelli stranieri che vivono intorno a noi, ai quali non chiediamo mai nulla delle loro vite e che avrebbero in realtà tanto da raccontarci se solo avessimo voglia di ascoltarli. Il testo nasce proprio dai racconti diretti che mi hanno fatto sui loro Paesi lontani. Il suo tour partirà emblematicamente da Napoli il 21 marzo e Napoli è presente nel disco anche nel testo scritto da Titina De Filippo. Com'è riuscita ad avere il permesso di cantarlo? Il mio omaggio a Napoli s'intitola «Quanne vuo bene». Finora la famiglia non ha voluto dare a nessuno il testo di Titina. Quando hanno saputo che sarei stata io a cantarlo, hanno accettato. È un onore per me. Un'amica napoletana mi ha fatto da coach per la pronuncia. Si sente che non sono napoletana, ma spero di esserci andata vicino. Quest'anno le hanno chiesto di partecipare anche a Sanremo ma lei ha rifiutato. Perché? Non me la sento, non mi serve. Sono vecchia per andare al televoto. A Sanremo ci sono stata già quattro volte e so che mi è servito. Ma dopo tanti anni di attenzione, lavoro e carriera non ce la faccio. Cosa pensa del ritiro dalle scene di Ivano Fossati? Dopo averlo saputo, l'ho incontrato di persona. L'ho trovato sereno e felice e non posso che rispettare la sua scelta anche se io non ne sarei capace. Però mi sono fatta subito promettere che continuerà a scrivere canzoni per me.

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