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di Gabriele Simongini United Colors of Hirst.

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Lestrategie di marketing per vendere i suoi lavori sono esattamente le stesse utilizzate per lanciare un nuovo vestito. E proprio oggi ne abbiamo la dimostrazione all'ennesima potenza, con l'apertura contemporanea di undici mostre personali di Hirst nelle sedi della galleria Gagosian a Londra (due), New York (tre), Parigi, Ginevra, Atene, Hong Kong, Beverly Hills e Roma, in Via Crispi. Così, per la prima volta nella storia un solo mercante presenta una mostra dello stesso artista in 11 sedi diverse anche se in pratica ciò avviene da tempo nel mondo della moda, con gli stessi prodotti e con le nuove serie lanciate da un brand nei suoi negozi di tutto il mondo. Non a caso, in tutte le sedi di Gagosian sarà esposto solo il ciclo degli spot paintings, i dipinti a pois colorati realizzati, per modo di dire, da Hirst a partire dal 1986. In tutto saranno trecento dei 1400 finora dipinti e la maggior parte provengono da collezioni private, con il coinvolgimento planetario di 150 proprietari da venti paesi diversi. Del resto, lo stesso metodo «creativo» di Hirst ha a che fare con la produzione industriale, visto che l'artista si limita ad individuare le dimensioni della tela e dei pallini, oltre al loro numero, per poi lasciare tutto nelle mani dei suoi collaboratori, che ormai toccano il numero strabiliante di 250. E così Hirst può sbizzarrirsi nell'ideare pallini per tutti i gusti, dal piccolissimo spot painting con la metà di un pois e che misura appena 25x38 cm. al lavoro di grandi dimensioni che contiene solo 4 spots, dal diametro di un metro e mezzo ciascuno, fino al più recente dipinto con 25.781 spots di un millimetro ciascuno e dai colori sempre diversi. E la star di Bristol ha fatto già iniziare ai suoi poveri assistenti una tela con due milioni di spots che richiederà oltre cinque anni di lavoro e forse un po' d'esaurimento. Del resto, proclama Hirst, «a me interessa il risultato e mi concentro affinché il dipinto venga esattamente come lo voglio. Usare altre persone per farlo non mi ha mai preoccupato, neanche gli architetti costruiscono le loro case». Finora, all'asta gli spot paintings sono stati aggiudicati da un massimo di 1.756.500 sterline ad un minimo di 70.000. Ma la verità è che questa spettacolare offensiva espositiva ideata da Hirst e Gagosian, in vista della grande mostra che ad aprile la Tate Modern di Londra dedicherà all'artista e a cui si aggiunge la preparazione del catalogo ragionato delle sue opere, ha l'obiettivo di proteggere il valore economico dei suoi lavori, in diminuzione dal 2008. Così come sta calando il potere di Hirst, visto che nella lista dei personaggi più influenti del mondo dell'arte, compilata ogni anno da «Art Review», l'inglese è passato dal primo posto del 2008 al 64° del 2011. In ogni caso non ha granché da lamentarsi, visto che il suo patrimonio personale ha raggiunto i 215 milioni di sterline grazie alla strategia di proporre una provocazione dietro l'altra, a partire dal famigerato squalo immerso in formaldeide, o dalle farfalle stecchite con cui creare delle vetrate stile Chartres, fino al recente «For the Love of God», un teschio in platino con 8601 diamanti per un totale di 1106 carati, entrato nel guinness dei primati come l'opera più costosa di tutti i tempi, valutata cento milioni di dollari. Per non parlare di un'altra opera: «A Thousand Years», con tante larve che diventano mosche mentre si alimentano su una testa di mucca mozzata. Inoltre, dichiarando di voler fare a meno dell'intermediazione di galleristi e mercanti, Hirst ha messo direttamente all'asta le opere di sua proprietà con un incasso stratosferico. Ora sorbiamoci i suoi spot paintings come fossero pillole tranquillanti per la crisi, visto che ogni quadro porta il nome di una sostanza chimica usata nelle medicine. «Mi è capitato sotto gli occhi – racconta Hirst – il manuale delle sostanza chimiche per farmacisti e mi è piaciuta l'idea di comunicare il fatto che l'arte abbia il potere di guarire. Cosa verissima, secondo me». Guarire? Lo vada a dire ai suoi assistenti impegnati a dipingere per ore migliaia di pois oppure a qualche collezionista atterrito dall'ipotesi di un improvviso crollo del valore economico di opere pagate cifre stratosferiche.

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