Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Le risate di Pieraccioni antidoto contro la crisi

default_image

Il regista «Le gag non bastano per risanare l'Italia Serve lavoro ai giovani che hanno grandi vuoti»

  • a
  • a
  • a

Questoil senso della commedia di (e con) Leonardo Pieraccioni, «Finalmente la felicità», storia dai temi buonisti secondo cui chi semina raccoglie (male o bene rispetto a ciò che ha dato nella sua vita). E sarà proprio Pieraccioni (dal 16 dicembre al cinema in 600 copie distribuite da Medusa) a dover sfidare il cinepanettone doc «Vacanze di Natale a Cortina» (in 750 copie) targato Filmauro, con l'inossidabile Christian De Sica. Quella di Leonardo è ancora una volta una favola fin troppo buona, che parte dal programma di Maria De Filippi su Canale 5 «C'è posta per te». Nel film il regista Pieraccioni veste anche i panni di Benedetto, musicista che scopre, una volta morta la mamma, di avere una sorellastra brasiliana adottata a distanza: Luna (Ariadna Romero) è ora una bella ragazza ventenne. A Benedetto non resta che conoscerla e per questo partirà alla volta della Sardegna con il suo amico (Rocco Papaleo) a bordo di un pullman turistico per raggiungere Forte Village. Qui Luna incontrerà il suo ex (Thyago Alves, il bello dell'Isola dei Famosi) anche se il suo cuore comincia a battere per il fratellastro imbranato. E, come dice Pieraccioni, «con un antagonista così bello come Thyago si poteva contrapporre solo la poesia della musica, altrimenti non ce la fai a competere con lui». Il protagonista è un appassionato del filosofo Charles Fourier che sprona a seguire l'istinto, nella scelta degli strumenti musicali come nelle decisioni della vita. «Non ho mai avuto vergogna dell'happy end- ha spiegato l'attore che darà una lezione allo Iulm ripresa stasera in esclusiva alle 20 su Sky Cinema Comedy - Un certo tipo di commedia alla Monicelli dal finale graffiante non potetela chiederla a me, ma ai suoi eredi artistici, come Virzì o Salvatores. Alla fine quello che conta è il giudizio del pubblico. Sono un ragazzo di provincia, vivo in campagna e facevo il magazziniere prima di fare questo lavoro. Mi è andata bene ed è giusto che sia ottimista. Certo, la risata aiuta a sopportare la crisi ma non serve a risanare il condominio Italia: occorre invece più lavoro, soprattutto per i giovani che hanno davanti a loro il vuoto e, a volte, con il mio tono scherzoso, mi sento un po' in colpa nei loro confronti. In realtà i miei libri di racconti editi da Mondadori sono tristi e disperanti e l'etichetta di buonista nasce con "Il ciclone". Io sono fortunato, ovvio che vedo tutto con ottimismo, anche se sono cresciuto felice e depresso grazie a cantautori come Guccini, De Andrè e De Gregori. Per colpa loro ho 60 canzoni nel cassetto, ma sono troppo brutte per tirarle fuori. Per l'idea del film devo molto a Domenico Costanzo e a Giovanni Veronesi che ho messo a dura prova con la mia pigrizia. Giovanni mi chiamava e mi diceva : "Vieni da me che c'è De Niro a cena", ma io non riuscivo a schiodarmi dalla mia casa in campagna, vicino Firenze, per fare un'ora e mezza di macchina e andare a Roma». Pieraccioni dirige non solo i bellissimi Alves e Romero, ma bacia sulla bocca persino Rocco Papaleo. Del cast fanno parte anche Shel Shapiro, Maurizio Battista e Barbara Bouchet, che il protagonista ritiene responsabile della morte di sua madre, Michela Andreozzi (nel ruolo dell'ex di Pieraccioni), Massimo Ceccherini e Andrea Buscemi, mentre le musiche del film sono di Gianluca Sibaldi che omaggia Ennio Morricone. Il regista rivendica poi il lato femminista della sua commedia: «Tutti i miei film sono una carezza sul volto dell'universo femminile e le donne sono partiture complicatissime. Il protagonista è un professore di musica, suona il controfagotto, riconosce a orecchio un Mozart minore, ma di ragazze non capisce nulla. Ora ho tra le mani un bellissimo libro, "Sette uomini d'oro", da cui vorrei trarre un divertente film. Ma resto sempre un cabarettista, ho rifiutato di recitare con grandi registi perché non ho la sindrome del David di Donatello e a premi prestigiosi preferisco l'apprezzamento del pubblico. Sono un saltimbanco e spero di divertire la gente. Anche se il mio film, girato in gran parte a Lucca, inizia con il cameo di De Filippi in "C'è posta per te", sono sicuro che la tv non batterà mai il grande schermo, perché il cinema ha dentro i nostri sogni di bambini. Per la " felicità" del titolo mi sono ispirato a mia figlia Martina (avuta dall'attrice Laura Torrisi ndr.) che debutta in un cameo ed è la mia gioia: fate figlioli, fanno bene, anzi fateli al cinema», ha esclamato il divo sorridendo.

Dai blog