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Quell'odioso linciaggio dei cattolici

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Per gli intellettuali alla moda l'importante è essere «politicamente corretti» Chi si schiera dalla parte della fede rischia sempre più di essere escluso

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Essipossono naturalmente parlare, scrivere, argomentare in piena libertà le proprie tesi, ma poi vengono salutati con una (non sempre amichevole) pacca sulla spalla e quindi accompagnati amabilmente verso l'uscita. Ammesso che non siano, inoltre, scherniti come anacronistici superstiziosi. Stiamo parlando dei tradizionalisti cattolici che, a onor del vero, sarebbe più corretto chiamare cattolici tout court. Imperversano i modernismi, le messe rap, gli pseudoconventi abitati da onnipresenti pseudofrati barbuti che pontificano da ogni possibile schermo o giornale; abbondano fin dentro la liturgia gravi e indisturbate disobbedienze all'autorità papale; tra gli applausi o l'indifferenza dei più, la dottrina millenaria della Chiesa viene tranquillamente messa da parte in favore delle magnifiche e progressive aperture conciliari; alcuni signori vestiti da prete si adoperano nel consigliare pubblicamente alle donne di abortire. Ma se ti azzardi a dire che hai fede nel dogma dell'Immacolata Concezione, è abbastanza facile che ti sbattano fuori dall'Università o che ti dichiarino solennemente inadatto a ricoprire cariche pubbliche. Roberto De Mattei è uno storico. Ha scritto un libro ponderoso e molto documentato sul Concilio Vaticano II e ha ricevuto il premio "Acqui Storia" con la seguente motivazione: "Il volume di De Mattei costituisce una originale e completa ricostruzione del Concilio Vaticano II, in una prospettiva storiografica attenta anche al contesto generale dell'epoca e non solo alle vicende ecclesiali e teologiche, queste ultime per altro trattate con grande competenza e rigore scientifico. Basata su un'ampia letteratura e su accurate ricerche d'archivio, l'opera si colloca in maniera originale nel dibattito". Ma né la competenza e il rigore scientifico, né le accurate ricerche di archivio sono bastati: come si permette questo signore - hanno infatti chiesto a gran voce e in coro i laici patentati - di svolgere una seria analisi storica sul Venerato Concilio e contemporaneamente di sedere alla vicepresidenza del Cnr? Ma non vi siete accorti che si tratta addirittura di un vero cattolico? Tanto grande è stato lo scandalo provocato da tali inauditi accadimenti, che De Mattei ha ora voluto pubblicare, in forma di poscritto al suo libro sul Concilio, "Apologia della tradizione", per spiegare e ribadire l'ovvio: "Il Concilio Vaticano II ha prodotto documenti, ma non è, esso stesso, un documento: come ogni Concilio è innanzitutto un evento, un momento della storia della Chiesa che, come tale, si pone su di un piano fattuale e non veritativo. Mentre il dogma formula una verità, che una volta formulata trascende per così dire la storia, il Concilio, i Concili, nascono e muoiono nella storia e dagli storici possono essere giudicati". Insomma, una cosa è la Tradizione della Chiesa, che nei suoi dogmi si colloca al di sopra del divenire storico; altra è un passaggio nella storia della Chiesa che, proprio in quanto fatto storico, può essere oggetto di ricerca, di valutazione e - udite udite - persino di critica. In base a questo inconfutabile assunto, De Mattei si pone una domanda cruciale: si possono discutere persone ed eventi che appartengono alla storia della Chiesa, mettendone in luce eventuali limiti e ombre? E, aggiungiamo noi, si può farlo senza rischiare di essere sottoposti al linciaggio culturale dei benpensanti? In caso di risposta affermativa, non si capisce quali siano le ragioni di tanta asprezza dimostrata da modernisti e laicisti nell'attaccare i lavori di De Mattei. O forse si capisce benissimo: anche e soprattutto il pensiero relativista (e come potrebbe essere altrimenti?) ha dei punti fermi, il primo dei quali è la difesa delle non ben identificate "ragioni dell'oggi" a scapito di ciò che è valido sempre, perché trae il suo senso da principi immutabili e (direbbe Benedetto XVI) non negoziabili. E sono allora la Chiesa e coloro che intendono tutelare la sua funzione a dover essere messi sotto accusa, o schivati come fossero retrogradi propalatori di fanatiche imposture. Il capovolgimento culturale e la sottile truffa sono ancora più chiari se si considera che quella di De Mattei è anzitutto una dettagliata analisi storica degli eventi: per contraddirla, vanificarla e in tal modo piazzarsi comodamente nel magico flusso del mainstream, della tendenza culturale più moderna e aggiornata, non occorre discutere dei fatti, ma è sufficiente pronunciare la parola "reazionario", così che tutto si sistemi. Però, in questo che sembra un vacuo gioco di società, la posta in gioco è molto rilevante. Seguendo l'aberrante e stringente ragionamento di chi ad esempio ha contestato la legittimità di un De Mattei a ricoprire incarichi pubblici, si finirebbe infatti per impedire l'insegnamento nella scuola a chiunque abbia osato dirsi cattolico. E la dittatura del relativismo si dispiegherebbe così in tutta la sua quieta efficacia: se davvero credi in qualcosa, è il caso che tu taccia.

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