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I viaggiatori

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L'arte di essere alla moda vivendo tra alberghi stazioni e aeroporti

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Agliitaliani sempre in giro per lavoro, che passano più tempo in albergo che dentro le quattro mura domestiche o dell'ufficio, piace portarsi a casa ogni tipo di cimelio del soggiorno e riprodurre, di ritorno a casa, le esperienze vissute in hotel. È quanto emerge da una ricerca promossa dall'Osservatorio Nestlé Professional che ha realizzato 500 interviste a uomini (53%) e donne (47%), di età compresa tra i 25 e i 55 anni, per sondare le abitudini e le esigenze del popolo di viaggiatori costretto a spostarsi per lavoro, decretando per alcuni periodi l'hotel come loro quartier generale. Ricordate l'attore George Clooney nel film «Tra le nuvole»? Sono la copia. Si chiamano travellers e ricalcano fedelmente quel manager perennemente in giro, costretto a fare la spola tra aeroporti, tavoli di lavoro, ristoranti e alberghi. Altro che impiegati tutti casa e scrivania. La versione 2.0 degli indaffarati commercianti del terzo millennio, siano essi uomini o donne, quando accusano un tentennamento lo hanno solo davanti alla scelta delle comodità. Essendo combattuti se optare per un albergo a 4 o a 3 stelle. È cosa certa che la metà di loro si lascia condizionare dalla scelta, quando si tratta di tirare in ballo la vicinanza del luogo dove si deve recare per lavoro. Ma c'è un altro punto dove i business man non transigono è sugli agi. Infatti, ben 6 su 10, appena arrivati in stanza, provano immediatamente il letto per verificarne piume, tessuti scelti e la durezza o meno del materasso. Anche se poi si concentrano nel disfare la valigia, preparata in prima persona, senza far conto su mogli, fidanzate né governanti. Agile, ridotta all'osso grazie alle nuove tariffe aeree che hanno costretto molti tra noi ad adattarsi ai nuovi limiti, resta però da considerare che generalmente sono gli uomini quelli che alla fine del viaggio tornano a casa con il maggior numero di indumenti non utilizzati (circa l'80%, contro il 20% delle donne). Molto importante è poi l'attenzione all'isolamento acustico: i travellers cercano silenzio, discrezione e facilità di concentrazione. Anche se molti di loro concorda su un punto: il momento migliore del soggiorno è quello della prima colazione, ritenuta fondamentale per iniziare bene la giornata e garantire un giusto apporto energetico per affrontare gli impegni imposta dalla loro fitta agenda e concludere un buona affare. C'è da dire che i numeri fotografano un popolo singolare: per il 25,3% dei business man il breakfast in hotel dura tra i 15 e i 30 minuti, ed è comunque l'occasione giusta per mangiare cose sfiziose, per altri (24,2%) l'esperienza rappresenta uno dei momenti più gratificanti del soggiorno, che vorrebbero ricreare 4 volte su 10 tra le mura domestiche. Perché piace la possibilità di variare la scelta (per il 34,7%), mentre il 26,3% ama la colazione in hotel per la presenza di prodotti che di solito non mangia ed il 14,7% la apprezza per la qualità. Va aggiunto poi che i prodotti biologici sono i più apprezzati (nel 49,5% dei casi), contro quelli dietetici (scelti da 3 su 10). Un capitolo a parte meritano le lamentele sull'albergo, che piovono a cascata quando si tratta di regolare la temperatura in camera (29,5%), gestire i telecomandi (13,7%), tallonati a pari merito (12,6%) dall'impostare la combinazione della cassetta di sicurezza e orientarsi all'interno dell'albergo.

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