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Perle, rossetto ma una grinta da lottatrice

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MargaretHilda Thatcher - nata nel 1925 da padre droghiere e diventata baronessa nel 1990, subito dopo l'addio al premierato - anche con il nome sarebbe stata perfetta come diva del cinema. Un miscuglio tra Marlene Dietrich e Katerine Hepburn, trasferito negli anni Ottanta però. Invece ha spopolato in politica, incamerando parecchi primati: unica donna capo del governo nel Regno Unito, tre mandati tre consecutivi per una permanenza a Downing Street lunga undici anni. Gli occhi azzurri sono un altro atout della sua femminilità. Eppure non li ha mai abbassati davanti agli oppositori. Non ha mai modificato i suoi provvedimenti, perfino quelli più impopolari, come quando introdusse davvero una tassa lacrime e sangue, la poll tax, provocando lo sciopero dei tributi di diciotto milioni di sudditi di Sua Maestà. Del resto fin da ragazza si è costruita un'esistenza con i pantaloni. Laurea in chimica e insieme attività politica. Primo lavoro in un'industria di ingegneria chimica all'avanguardia Oltremanica, marito e due figli gemelli ma nel frattempo un'altra professione, avvocato. La politica preme, scala il partito dei Tory e nel 1979 vince sul laburista Callaghan e guadagna il titolo di premier. Inflessibile sull'economia, liberista convinta, combatte l'inflazione a suon di tasse indirette e di aumenti Iva. Le industrie chiudono ma alla lunga ottiene risultati. Ma il soprannome di Lady di ferro non glielo affibbiano né la sinistra arrabbiata, né i minatori mandati a casa a frotte. Arrivò da un giornale di Mosca, dopo che mrs Margaret aveva sparato parole di fuoco contro l'Urss. Un'altra sfida quasi le costò la vita. Ai militanti dell'Ira si era opposta senza pietà, quando attuarono lo sciopero della fame per ottenere lo status di prigionieri politici. Lei se ne infischiò e uno di loro, Bobby Sands, morì di stenti, seguito da altri nove. La vendetta arrivò nel 1984, con l'attentato in un albergo di Brighton dov'era in corso il congresso del partito. Con un simbolico elmetto, stracciò gli argentini che miravano alle isole Falkland. Nel deserto africano si mise sulla jeep per ritrovare il figlio che si era perso durante una Parigi-Dakar. A Ronald Reagan disse ok sia quando mostrò i muscoli contro il Cremlino, sia quando sorrise a Gorbaciov. Niente da fare invece con l'Unione Europea e relativa moneta, che sopportava come il fumo (di Londra) agli occhi. Da premier diceva: «Essere potenti è come essere donna. Se hai bisogno di dimostrarlo vuol dire che non lo sei». Però quando dovette uscire per sempre dal n.10 di Downing Street si comportò davvero da donna. Le vennero i lucciconi.

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