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David Bowie divorzia dalla Emi

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Ilcontratto tra la casa discografica e il Duca Bianco scade a gennaio, dopo 15 anni di collaborazione. La Emi detiene i diritti della maggior parte dei successi di Bowie, tra cui gli album «Ziggy Stardust» e «Space Oddity». L'artista britannico è ora in trattative sia con la Universal che con la Sony. Quest'ultima è proprietaria del catalogo di tutto ciò che il cantante ha registrato dal 1995. Una decisione definitiva non è ancora stata presa, Bowie potrebbe anche decidere di «andare da solo», cioè optare per una via indipendente. Attualmente la Emi è stata messa in vendita dalla banca americana Citygroup, che ha preso il controllo dell'etichetta dal fondo di investimento privato Terra Firma all'inizio dell'anno. La vicenda di Bowie è soltanto l'ultima in ordine di tempo. Sono sempre di più i musicisti che scelgono di abbandonare le etichette major per tuffarsi nell'esperienza indipendente. Il motivo di questo fenomeno è da cercare nella forte diminuzione del giro d'affari che ruota attorno al music business. I cd si vendono col contagocce e i margini di profitto per gli artisti si riducono sempre di più. Tanto che per molti di loro non vale più la pena stare sotto contratto con le multinazionali dello show business. Meglio allora correre da soli. Un'etichetta più piccola, più agile, meno costosa. Fatta su misura per un cantante di forte richiamo sul pubblico. D'altronde, è la stessa strada che hanno intrapreso perfino nomi altisonanti della musica italiana. Primo della lista Renato Zero, da qualche anno proprietario esclusivo della propria arte. Anche lui ha abbandonato le major e ha fondato una propria etichetta privata. Cambiano i tempi e la tecnologia aiuta i musicisti a fare da sé. Internet e iTunes portano le canzoni in ogni angolo del mondo. In un secondo tutti possono essere ascoltati da tutti. Figuriamoci David Bowie. Car. Ant.

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