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«Sono grato a Roma e al vostro sindaco»

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Il divo ha ricevuto la Lupa da Alemanno e oggi gli verrà consegnato il Marc'Aurelio

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Braccialettomeditativo al polso, tono ecumenico, il divo sprizza spiritualità e sottolinea il suo amore per la famiglia, l'impegno verso il Tibet e i suoi maestri buddhisti. E come se non bastasse, in piena conferenza stampa si concede una tazza di tè. «Non sono mai stato consapevole di essere un sex-smbol, faccio il mestiere dell'attore e le etichette che mi affibbiano per me non hanno alcun significato - ha detto la star hollywoodiana nata a Philadelphia 62 anni fa - Ho fatto film nell'era d'oro di Hollywood, quando gli Studios erano pronti a correre rischi e si facevano film senza spendere delle fortune. Eravamo dei pionieri, oggi è cambiato tutto sul piano economico, è l'era dei blockbuster. Ho letto tante sceneggiature sul Tibet, ma siccome è un tema a cui tengo molto sono critico e non le ho prese in considerazione». E a proposito del suo legame indissolubile con il Tibet, Gere ha svelato che «il buddhismo mi ha colpito a più livelli. Tutti provano disagio nell'universo in cui viviamo, io stesso lo provavo da giovane, ma ora ho un rapporto più profondo con la realtà, un maggiore senso di generosità, amore e condivisione. Non posso dire di essere arrivato ad un risultato, ma sono sulla strada giusta per andare oltre le menzogne e arrivare alla realtà. Il mio rapporto con la famiglia, con mio figlio di 11 anni e con i miei maestri tibetani è al primo posto. Sono appena tornato dal Nepal, dove uno dei miei maestri è morto e ci siamo riuniti dopo la sua scomparsa. Quando ho scelto di diventare buddhista avevo 20 anni: il buddhismo non è un fine, è una strada per raggiungere la liberazione e l'espansione dell'io. Sarebbe bello fare un film sul Dalai Lama ma ci ha già pensato Scorsese con "Kundun", anche se manca al cinema la sua vita straordinaria dal '59 in poi. Un attore in cui mi rivedo un po' è oggi Ryan Gosling. Ma amo l'Italia e Roma e, non a caso, ho ricevuto il primo premio internazionale qui da voi, con il David di Donatello per il film di Terrence Malick, "Days of Heaven" - ha detto Gere che ha presentato ieri sera proprio il film di Malick proiettato al Festival - Però ho amato molto il documentario "Inside job" e l'ho anche votato agli Oscar: racconta la verità su chi ha provocato questa crisi economica, i cui responsabili hanno avuto poi delle promozioni e degli incarichi. È importante che ora la gente lo sappia, ma so che in Italia il movimento di protesta non è ancora così forte, però su Internet circolano le manifestazioni da tutto il mondo. Il premio della Lupa è un gesto straordinario del sindaco Alemanno nei miei confronti: già due anni fa ho parlato a lungo con lui sulla questione del Tibet, era ben informato sulla sua condizione storica e politica, l'ho ammirato molto anche perché ha assunto impegni importanti per il Tibet e per la Cina non ha manifestato paure». Al Campidoglio, in un'aula Giulio Cesare strapiena, Gere è stato accolto a pranzo dal sindaco Alemanno per circa un'ora: «Con questo premio - ha sottolineato il sindaco Alemanno - vogliamo dare un seguito alla strada intrapresa qualche anno fa che ci lega al popolo tibetano, strada iniziata con il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Abbiamo di fronte un uomo che ha creato un ponte con i valori umani che lo hanno portato a incontrare e difendere una delle più grandi e antiche tradizioni del mondo: il buddhismo tibetano. Consegnamo la Lupa Capitolina a Gere proprio per questo suo impegno, affinché il Tibet veda riconosciuti i propri diritti». A margine dell'incontro con Gere, Alemanno ha poi ricordato di non essere «disponibile a rinunciare al Festival di Roma. Non vogliamo mettere in discussione la formula vincente scelta durante la mia amministrazione, unendo l'aspetto di festa a quello del mercato che sarà ulteriormente sviluppato».

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