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Detassis: «Chiudiamo con bilancio positivo anche al mercato»

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Isoci fondatori hanno fatto centro e sono andati avanti anche senza il contributo statale del ministero (pari a circa 270 mila euro). Contributi che tuttavia Galan ha promesso che darà solo alla sezione Mercato Business Street del Festival, che l'anno prossimo si allargherà al MAXXI, e nella storica via Veneto. Certo, a tutti i tecnici del settore sembra un po' curioso poter separare una kermesse cinematografica, salvando - per così dire - il mercato per distributori, produttori e bayer, ma criticando la parte artistica del festival capitolino che dovrebbe lasciare spazio alla più blasonata Mostra del Cinema di Venezia. Intanto i mandati stanno per scadere e si sussurrano i probabili nomi, da Umberto Croppi a Pupi Avati fino a Goffredo Bettini. «A dicembre scadrà il mio mandato ma scadrà allegramente e sono felice del gesto di affetto del presidente Gian Luigi Rondi che ha detto di voler proporre di nuovo la mia nomina a direttore artistico del Festival di Roma, a gennaio - ha dichiarato ieri Piera Detassis con toni rilassati e soddisfatti - Riguardo alle recenti dichiarazioni del ministro Galan, che vorrebbe incrementare il Mercato del Festival capitolino con i contributi statali, credo sia impossibile immaginare questo Mercato senza questo Festival: le due cose devono marciare insieme. Comunque, siamo felici di avere il suo appoggio (dovrebbe essere pari a 270 mila euro ndr), anche se solo legato al Mercato, e spero che in futuro si possa trovare un accordo migliore tra il ministro e i soci fondatori. Galan è libero di esprimere le sue opinioni e lo ha fatto chiaramente pensando alla Mostra del Cinema di Venezia come una ad vetrina fondamentale, ma non credo che per questo lui intenda impedire il Festival di Roma. Per quanto riguarda questa sesta edizione mi sembra che tutto sia andato bene e c'è stato anche un ottimo scambio tra le varie sezioni del Festival. Semmai, ridurrei ancora un po' i film in concorso, da 15 a 14, e mi piacerebbe razionalizzare la kermesse affinché tutto possa diventare visibile. Ma forse è il sogno di ogni direttore artistico. Certo è che gli attacchi non fanno bene al Festival, si lavora sempre in emergenza ed è difficile fare un serio lavoro di programmazione. In ogni caso, abbiamo avuto ogni giorno dei grandi nomi, non credo che ci siamo privati di nulla, ma i costi per far venire le star oggi sono enormi. E mi dispiace non aver potuto avere a Roma gli interpreti di "Too big to fail"». L'anno prossimo, e i due seguenti, il Festival di Roma si riposizionerà intanto a metà ottobre, mentre i dati di questa edizione si confermano nel segno positivo con più biglietti emessi e più incassi rispetto al 2010. Esattamente sono stati 123 mila biglietti contro i 118 mila dell'anno scorso, con 472 mila euro d'incassi contro i 460 mila della scorsa edizione. In leggero calo invece gli accreditati (8.510 contro gli 8.598). Crescono però gli accrediti al Mercato (820 contro 792) con una minore offerta di produzioni (140 nel 2011 contro le 172 del 2010). Le cifre sono evidenti e - aggiunge Detassis - «si consolida l'idea metropolitana, la diversità, ma non voglio più ripetermi, per me parlano i numeri». Din. Dis.

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